Con l’aereo, il treno, la bicicletta, l’autostop. Con un sacco a pelo ed uno zaino in giro per il mondo, per far conoscere il bene seminato dal fratello scomparso a 37 anni nel 2013.Un viaggio lungo oltre 370 mila chilometri per far rivivere Carmelo Imbriani, ex calciatore del Napoli e del Benevento, colpito da un linfoma. Un’avventura e una missione per realizzare cinque campi di calcio in cinque continenti diversi nel nome di un combattente, di un uomo che ha onorato i valori dello sport, la fierezza e l’umanità della sua terra.
Un itinerario d’amore, che Gianpaolo Imbriani ha voluto raccontare nel libro “La Storia di una Promessa”, dove immagina di girare il mondo abbracciato al fratello Carmelo, progettato un mese dopo la sua fine. Dall’Italia alla Francia dalla Spagna alla Norvegia, dalla Tailandia all’Indonesia, dagli Usa al Canada, dalla Cambogia al Vietnam, dalla Turchia ad Israele, per lasciare dovunque un segno, una traccia, una frase, una maglietta, nelle case, nelle macchine, sui cartelloni, un adesivo con la scritta “Imbriani non mollare”.
Un dialogo ininterrotto col fratello, ravvivato e intensificatosi proprio quando scopre insieme con la famiglia che “la partita è finita, abbiamo perso”. “Quando il Coronavirus mi ha costretto a chiudermi in una stanza -spiega Gianpaolo- scrivere mi ha permesso di continuare a viaggiare, di raccogliere documenti, foto e video. Carmelo non era Messi, né Maradona, ma un uomo onesto e generoso. Col mio progetto sono stati già realizzati due campi di calcio, col suo nome, uno a Benevento ed un altro a Itigi, in Tanzania. Un terzo sta per partire in Argentina. Sono convinto che riuscirò nel mio obiettivo negli altri due continenti”.
Le pagine più struggenti del libro sono quelle che raccontano minuto per minuto il percorso della malattia, la telefonata della sorella Diamante che lo raggiunge in Sardegna per comunicargli che Carmelo ha un tumore, il calvario delle tante visite mediche, il dolore dei genitori e quella domande angosciante che il fratello gli rivolgeva quando andava a trovarlo in ospedale: “Chi penserà ai miei figli?”. L’unico conforto arriva dal mare di solidarietà e d’affetto che si sprigiona nel mondo del calcio e tra le gente comune.
“In questi momenti -rileva Gianpaolo- le rivalità sportive e gli sfottò si ammutoliscono, si riscopre il lato più umano, perché quello che è successo a Carmelo Imbriani, può capitare nella vita di qualunque calciatore o persona comune. I medici ci dicono che ha bisogno di essere supportato anche psicologicamente. Allora mando un messaggio a tutti i calciatori che lui conosce per coinvolgerli con video e parole di incoraggiamento. Le testimonianze di stima non si contano. In tanti campi di calcio compare lo striscione “Imbriani non mollare”. Ma tanto amore non è riuscito a strapparlo alle braccia della morte”.
Alla presentazione di “Storia di una promessa”, avvenuta nella sala del consiglio comunale di Benevento, moderata dal giornalista Luigi Trusio, portano il loro saluto commosso due compagni dei tempi d’oro di Carmelo, Pino Taglialatela e Ghigo Gori, che sottolineano la sua umanità e la sua generosità, nonché il sindaco Clemente Mastella, che è anche zio di Imbriani. Il libro è scritto in maniera semplice, è una cronistoria di fatti, senza ricami stilistici. Il filo conduttore è il sentimento fraterno. Il presidente del Benevento calcio, Oreste Vigorito, annuncia che ne regalerà una copia a tutti i giocatori del settore giovanile.
Col suo progetto, Gianpaolo decide in sostanza che la storia di Carmelo non può finire qui. Quel ragazzo, partito da un campetto di San Giovanni di Ceppaloni, ha ancora tante cose da dire, non solo ai suoi figli Sofia e Fernando, ma a tanti giovani che amano lo sport. Per questo si tuffa con coraggio ed orgoglio in questo viaggio della memoria e della rinascita.
“Molti pensano - osserva Gianpaolo- "beato te che hai i soldi per viaggiare", ma non sanno che oltre 100 mila chilometri li ho percorsi in autostop, sono stato ospitato da oltre 100 famiglie. Dovunque ho lasciato un ricordo di Carmelo. Ho dormito in case di paglia e fieno. A volte sono finito a sbucciare noccioline in un pub di Budapest, altre volte alla mensa di una moschea coi ragazzi del Kazakistan. In Sardegna ho lasciato una sua maglietta su uno scoglio. Una delle notizie più belle vengo a saperla in Spagna, quando un giovane mi dice che nello spogliatoio del Real Madrid c’è un adesivo che racconta di Carmelo, una favola che sta facendo il giro del mondo”.
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