“Chiediamo a tutte le forze politiche che quel documento, proposto da Libera, durante la campagna elettorale, si concretizzi nell’attività amministrativa. Si chiamava “100 Passi in 100 Giorni” ed era un patto contro le mafie e la camorra, contro la corruzione e il clientelismo. Erano sei proposte di delibere che sono state accettate dalla maggioranza e dall’opposizione. Gli impegni vanno mantenuti. Aprendo gli occhi sul fiume di denaro pubblico previsto dal Pnrr, per non far finire questi fondi nelle mani sbagliate. Si tratta di un’occasione irripetibile per lo sviluppo del nostro territorio. Ci auguriamo che per il prossimo 21 marzo, giornata nazionale in ricordo delle vittime della criminalità organizzata, quelle proposte siano approvate dal consiglio comunale”.
Con questo appello, Michele Martino, referente di Libera, ha aperto la manifestazione dedicata al "Pacco alla camorra”, svoltasi nell’Auditorium di San Modesto al Rione Libertà. Ad ascoltarlo tanti giovani studenti, i rappresentanti delle forze dell’ordine e delle associazioni. Sulle pareti le bandiere delle “Terre di Don Peppe Diana” e sul palco i prodotti agroalimentari nati dai beni confiscati ai camorristi. L’incontro è stato colorato dalle canzoni di lotta e denuncia, eseguite dal trio composto da Eugenio, Antonio e Angelo.
L’Auditorium ha riaperto da poco i battenti ed ora ospita l’Orchestra Filarmonica di Benevento. “Questa struttura -ha ricordato Maya Martini- era devastata. Siamo riusciti ad averla in gestione ed ora è aperta a tutti. Pensiamo di realizzare un‘orchestra giovanile, per lasciare un segno in questo quartiere”. “Ci guida la forza del noi- ha sottolineato Sara Scudieri, volontaria di Libera- camminare insieme è l’unica strada. Con noi qui tante associazioni, dalle Acli alla Lipu. Nessun territorio è maledetto. Nessuna storia è già scritta”.
Per Libera, ripartire dal Rione Libertà è stata “una scelta politica”, perché questo quartiere è “il cuore della città”. Fatta questa premessa, Martino ha poi allargato lo sguardo sulle ultime inchieste che hanno interessato il Sannio. “Siamo preoccupati -ha affermato con forza- perché nel nostro paese non si parla più di mafia, corruzione, malaffare, perché anche il nostro territorio è sottoposto a sistemi corruttivi e clientelari, di fronte ai quali colpisce il silenzio della politica, che, invece di condannare in modo unanime, si limita a contare se sono più i miei o i tuoi. C’è una sorta di anestesia delle coscienze”.
La necessità di una nuova stagione di riflessione e di impegno è stata rilanciata da Amerigo Ciervo dell’Anpi e da Antonella Rubbo della Cgil , con particolare riferimento ai diritti delle donne e al rispetto dei lavoratori. La presidente della Fidapa, Carmen Castiello, ha invitato tutti a riscoprire la bellezza della città. Un messaggio contro l’indifferenza è venuto invece da Salvatore Cuoci, un ragazzo di don Peppe Diana. “Quando fu ucciso don Peppe -ha raccontato- avemmo paura, ma da quel 19 marzo 1994 è nato un popolo. Le terre da liberare ci sono anche a Benevento. Si può fare. La presenza dei giovani ha un grande valore. Ragazzi non lasciatevi rubare i sogni. Andate, cercate, vedete. La felicità per essere vera va vissuta insieme”.
Il rapporto tra il Sannio e la criminalità organizzata è stato oggetto di un’ampia analisi del procuratore della repubblica, Aldo Policastro, che ha spronato “istituzioni e popolo” ad una collaborazione più continua e decisa su questo fronte. “Questo -ha rilevato- è un territorio dall’animo gentile, voglio che non sia insozzato e abbrutito, come il casertano e il napoletano. La criminalità dura e sanguinaria ancora non l’ha occupato, ma vuole farlo. E’ ancora possibile sottrarre queste terre alle invasioni “barbariche”, ma è necessario prendere coscienza e consapevolezza. Ho grande timore che prevalga l’animo assopito, intriso di abitudine e della cultura del “così fan tutti” e del “non disturbiamo il vicino di casa”, che può sfociare nell’omertà”.
Sullo sfondo è sempre presente il rischio delle infiltrazioni malavitose, che mirano alle consistenti risorse previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Ci troviamo in un passaggio molto delicato -fa notare Policastro- questo territorio per la prima volta nella sua storia avrà un intervento pubblico di enormi proporzioni, come avvenne per l’avellinese e il napoletano dopo il terremoto. Dobbiamo impedire che le strutture imprenditoriali divengano pascolo di bande criminali. Il mio non è allarmismo, ma un richiamo alla responsabilità delle centrali educative di questa città. Io vedo una fortissima latitanza del ceto pensante”.
I riflettori del magistrato si soffermano inoltre sull’evoluzione della situazione delinquenziale, alla luce delle ultime vicende di cronaca. “L’assetto criminale della città - osserva- è entrato in crisi, vecchie famiglie sono in declino e il mercato degli stupefacenti è sempre molto attivo e più forte del passato, come si può verificare dai recenti sequestri delle quantità di droga. Nel Sannio, però, arrivano anche coltivazioni commissionate dall’esterno. Per questo il rischio forte è che questo territorio diventi la colonia attrezzata e imprenditorialmente avanzata dei gruppi criminali più forti e strutturati, napoletani e casertani”.
Nelle pagine della memoria, accanto ai mille e 43 nomi delle vittime di mafia, sono affiorati anche quelli di Maria ed Ester, uccise nel Sannio. “Si tratta –ha concluso Policastro- di una bambina e di una giovane donna nigeriana. Mi sento in debito con Ester, perché non siamo riusciti ad individuare i responsabili, né a capire cosa sia accaduto in sede penale. Le nostre stelle polari devono essere la solidarietà e la sete di giustizia. Dobbiamo stare attenti perché gli interventi del Pnrr siano orientati ad eliminare le disuguaglianze e non diventino occasione di arricchimento per pochi. Io sono impegnato a garantire diritti ed uguaglianza”.
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