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Le voci delle donne: "Quella richiesta ci porta indietro di 50 anni" - Sit in contro la violenza sessuale davanti al Tribunale di Benevento
 

lun 27-12-2021 17:53 n.125, a.e.

Le voci delle donne: "Quella richiesta ci porta indietro di 50 anni"

Sit in contro la violenza sessuale davanti al Tribunale di Benevento


Le donne riunite davanti al Tribunale di Benevento innalzano uno striscione, dove c’è scritto a caratteri cubitali che “La violenza non si archivia”. Un altro gruppo di ragazze canta ritmando con le mani “Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che non hanno voce”. Sono le parole chiave della manifestazione di protesta organizzata per contestare la richiesta di archiviazione di una denuncia per maltrattamenti e violenza sessuale avanzata da una giudice di Benevento.

La vicenda è balzata con gran clamore sulla stampa nazionale, per le sue motivazioni e per l’impatto forte su tematiche attualissime. Protagonista una donna che ha denunciato il marito per stupro. L’accusa, però, sarebbe stata in sostanza smontata dalla Pm Flavia Felaco, che opera presso la Procura di Benevento, per la quale il comportamento del coniuge sarebbe connesso al fatto che deve “vincere quel minimo di resistenza che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende ad esercitare quando un marito tenta un approccio sessuale”.

“Se non ci fosse da piangere -scrive Linda D’Ancona su La Repubblica del 22 dicembre scorso- ci sarebbe da ridere. E’ naturale che molti siano saltati dalla sedia leggendo le argomentazioni della Pm. Come donna e come collega sono profondamente dispiaciuta per la frase, a dir poco infelice, del sostituto procuratore di Benevento”.

Davanti al tribunale molte esprimono stupore e vedono nella richiesta d’archiviazione una strisciante atmosfera patriarcale, ancora viva. “C’è tanto da lavorare -evidenzia Lucia Solla- sul piano culturale, per combattere vecchi stereotipi ancora molto diffusi. Si tratta di capire che il rispetto per le donne non va solo enunciato, ma va messo in pratica”.

“Con questo sit in -rileva Giulia Tesauro di Potere al Popolo- vogliamo accendere le luci su quello che succede spesso nei tribunali, quando una donna si trova a denunciare violenze subite ed invece incontra un’altra violenza, proprio nei luoghi che dovrebbero tutelarla. Questi episodi non possono passare sotto silenzio. Le istituzioni dovrebbero promuovere percorsi di formazione sulla violenza di genere”.

“Per la giudice -aggiunge Alda Parrella,  responsabile di Exit Strategy- questi comportamenti rientrano nella routine dei rapporti coniugali. Non è accettabile. Come si può ritenere normale forzare la volontà della moglie?”.

La donna che ha presentato la denuncia  si è separata dal marito ed ora si trova in una casa protetta in provincia di Salerno. I maltrattamenti di cui sarebbe stata vittima sarebbero avvenuti anche davanti  ad un figlio minorenne. La polemica suscitata dal provvedimento del magistrato ha provocato una precisazione del procuratore della repubblica, Aldo Policastro, che ha diffuso queste parole: “Mi corre l’obbligo di precisare che l’opposizione presentata dalla persona offesa è all’esame dell’ufficio, che concluderà il procedimento valutando tutti gli atti. Qui da noi c’è stato sempre impegno sulla violenza di genere, c’è anche uno Spazio Ascolto per le vittime vulnerabili e sono stati già varati protocolli tra enti per corsi di formazione con l'Università”.

La discussione sul caso non mira affatto a fare un processo fuori dalle aule dei tribunali, ma a tenere viva una riflessione su un argomento rilevante nel campo dei diritti civili, proprio in un’epoca segnata tragicamente da tanti episodi di femminicidio. “Con la richiesta della Pm beneventana -sottolinea Rita Marinaro- facciamo un salto indietro di 50 anni, davamo per scontato che nei processi per stupro la donna fosse considerata vittima. Ci aspettavamo di sentire anche la voce dei vari Comitati per le Pari Opportunità”.



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