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L'inchiesta sulla Gesesa e le grandi manovre per la gestione dell'acqua - Mentre la cittą di Benevento sogna fiumi puliti e aspetta il depuratore
 

mar 08-02-2022 16:28 n.137, a.e.

L'inchiesta sulla Gesesa e le grandi manovre per la gestione dell'acqua

Mentre la cittą di Benevento sogna fiumi puliti e aspetta il depuratore


Il sogno di tanti beneventani è quello di vedere i fiumi puliti,  di avere l’acqua del Biferno per i tutti quartieri della città. Nei programmi dei sindaci si annuncia sempre la realizzazione di parchi fluviali. Ora vengono promessi progetti per valorizzare la risorsa acqua, Contratti di Fiume, che possano intercettare le risorse che dovrebbero arrivare dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma nell’attesa che si passi dalle parole ai fatti, l’inquinamento avanza e sullo sfondo si muovono le pedine per altre partite.

L’inchiesta sulle grandi manovre per la gestione dell’acqua si arricchisce di un nuovo capitolo. Per la Procura della Repubblica di Benevento è necessario fermare i giochi che mirano a fare affari con la progettazione e gli appalti per il nuovo sistema di depurazione cittadino. Per questo l’ufficio guidato dal magistrato Aldo Policastro ha presentato al Tribunale del Riesame un ricorso di 40 pagine, chiedendo nuovamente gli arresti domiciliari per Piero Ferrari, Oreste Montano e Giovanni Colucci.

Nel novembre scorso il Gip aveva ritenuto insussistenti le esigenze cautelari, pur rilevando le gravi colpevolezze dei tre, accusati di abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Per la procura sannita ed il pm Assunta Tillo, l’ex amministratore delegato della Gesesa e uomo di Acea, Piero Ferrari, l’ingegnere Oreste Montano e Giovanni Colucci, commissario liquidatore dell’Ato Calore Irpino, avrebbero formato una “squadra”, che avrebbe “pilotato  l’adozione di una serie di atti risultati poi illegittimi”, per affidare a Gesesa il servizio di depurazione e la relativa progettazione senza alcuna gara, per un appalto di circa 12 milioni di euro.

Con i tre protagonisti risultano indagati a vario titolo anche Mario Pasquariello, assessore ai lavori pubblici, l’ex consigliere comunale mastelliano Giovanni Quarantiello,  il dirigente del comune, Maurizio Perlingieri, il geologo Giovanni Moriello, i  responsabili tecnici della Gesesa, Pasquale Schiavo e Giovanni Tretola. Perché la Procura e il Pm insistono sulla richiesta di arresto per Ferrari, Montano e Colucci? “Dalle intercettazioni –è scritto nel ricorso- la cosiddetta squadra conserva la pericolosità sociale, la disinvoltura a ricorrere a pratiche illecite e la spregiudicatezza nei rapporti con le istituzioni per indurre  i pubblici uffici a rilasciare provvedimenti palesemente illegittimi”. I primi due sono accusati anche di falso ideologico.

Il Tribunale del Riesame si pronuncerà il prossimo 11 febbraio. “La decisione del Gip di non concedere gli arresti -commenta Gabriele Corona di Altrabenevento-  è stata motivata forse dal fatto che i tre accusati non hanno più incarichi in Gesesa e nell’Alto Calore, mentre la Procura ha obiettato che Ferrari, pur essendo stato trasferito a Grosseto, continua a seguire la vicenda della privatizzazione dell’acqua per Acea, e Montano, più volte sotto inchiesta per la gestione dell'Alto Calore, si muove sempre nello stesso campo per appalti e progetti, oltre ad avere una figlia che lavora in Gesesa ed un figlio nell’Ente Idrico Campano”.

L’inchiesta tira in ballo anche Pasquariello e Quarantiello per abuso d’ufficio, perché il primo, come assessore, propose alla giunta la delibera con la quale l’amministrazione comunale decise di dare alla Gesesa la gestione del servizio integrato e quindi la progettazione del depuratore, mentre il secondo si fece promotore in consiglio comunale dell’emendamento che andava nella stessa direzione. Per i magistrati questo tipo di affidamento spetterebbe solo a società interamente pubbliche.

Questo filone dell’indagine segue quello relativo al sequestro di dodici depuratori tra Benevento, Telese e Sant’Agata dei Goti, avvenuto nel  2020. Da ricordare inoltre che qualche mese fa la Gesesa ebbe il sequestro di 78 milioni di euro, poi annullato. Nelle intercettazioni di quest’ultima tranche, senza alcuna rilevanza penale, spuntano alcune assunzioni in Gesesa, definite “allacci”, relative a persone, che sarebbero state segnalate dal sindaco di Benevento, Clemente Mastella, dal comandante dei vigili urbani, Fioravante Bosco, e dal consigliere regionale mastelliano, Luigi Abbate, ex presidente della Gesesa.

Tutte le mosse del terzetto, Ferrari, Montano, Colucci, punterebbero ad incrementare il peso di Acea, società romana che detiene il 58 per cento in Gesesa, anche in vista del futuro assetto societario nel campo idrico, previsto da una legge regionale. Nel Sannio avrà un ruolo predominante l’Ato Calore Irpino, che raccoglie tutta la provincia di Benevento e  quasi tutta l’Irpinia. Un consorzio quindi importante che farebbe gola ad Acea, che punterebbe a diventare gestore unico per Benevento ed Avellino e quindi ad accaparrarsi il più grande bacino idrico dell’Italia Meridionale.

“Si tratta di un affare enorme -conclude Corona- che riguarda imponenti sorgenti d’acqua. L’Ato irpino è importante perché raccoglie le acque del massiccio montuoso del Terminio Cervialto, del Sabato, del Calore e del Sele, che alimentano anche l’Acquedotto Pugliese. Per questo l’Acea mira a subentrare alla società’Alto Calore, fallita per bancarotta. Tra gli indagati figura anche Gennaro Santamaria, dirigente del comune ed ex membro del consiglio d’amministrazione del consorzio. Insomma si profilano tanti intrecci ed interessi. Mentre qui si sogna la potabilizzazione dell’acqua della diga di Campolattaro, che raccoglie gli scarichi fognari della zona. Può essere usata solo per l’agricoltura. Alla città di Benevento serve quella del Biferno”.

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