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L'amore impossibile di Garcia Lorca per Salvador Dalì sotto le stelle - Uno spettacolo avvincente come una danza al Mulino Pacifico
 

sab 12-02-2022 16:23 n.139, a.e.

L'amore impossibile di Garcia Lorca per Salvador Dalì sotto le stelle

Uno spettacolo avvincente come una danza al Mulino Pacifico


L’incontro avviene su una spiaggia immaginaria, in una placida notte di luna, sotto un cielo punteggiato di stelle. L’amore di Federico Garcia Lorca per Salvador Dalì è simile ad un grappolo d’uva, addentato  e divorato con passione e con dolcezza. Il sentimento travolgente del poeta spagnolo per il famoso pittore si manifesta come una liberazione possente, coltivata e trattenuta per troppo tempo. Questo il fulcro dello spettacolo “La rosa del mio giardino”, andato in scena al Mulino Pacifico per la rassegna della Solot.

La confessione di questo amore irrefrenabile, ma impossibile, è resa avvincente dall’interpretazione dei due attori protagonisti, Simone Borrelli nella parte di Dalì e Alessandro Fallarino in quella di Lorca, che con grande dinamicità e fisicità danno vita ad un dialogo “corpo a corpo” tra i due artisti, conosciutisi nel 1923 nella Residencia de Estudiantes di Madrid e da allora animati da una forte attrazione sentimentale. Come si evince dall’Ode a Salvador Dalì, nella quale Lorca definisce l’amico “rosa del giardino”.

Il tormentato ed oscuro feeling tra i due continuò con una intensa corrispondenza. Lo spettacolo, che si avvale della regia di Mario Gelardi, é stato ricostruito da Claudio Fanelli sulle numerose lettere ritrovate. Di quelle scritte dal pittore a Lorca ne restano quaranta, mentre solo sette sono quelle del poeta inviate a Dalì, perché, a quanto si dice, molte furono distrutte da Gala, moglie del pittore, per gelosia. Per questo il racconto teatrale si dipana come un sogno, un incanto, un desiderio infinito d’amore.

Sullo sfondo della scena si intravedono una rosa, un’onda marina, ombre tenui e azzurrine. Il sentimento di Lorca per l’amico galoppa, diventando sempre più drammatico, perché mancano poche ore alla sua fucilazione del 19 agosto 1936, per mano delle milizie franchiste, da poco andate al potere con un colpo di stato militare. Il poeta sprigiona la sua omosessualità, ma sa di non poter essere ricambiato. “Vorrei restare nelle tue labbra -scriverà in un Madrigale- per estinguermi nella neve dei tuoi denti. Vorrei restare nel tuo petto per dissolvermi in sangue. Non mi resta sulla fronte che la farfalla del bacio”.

Lo spettacolo è stato prodotto dal Nuovo Teatro Sanità ed ha debuttato nella scorsa estate  a “Campania Teatro Festival”, rassegna diretta da Ruggero Cappuccio. Le musiche sono state eseguite dal vivo da Arcangelo Michele Caso al violoncello. Il testo ha dato l’opportunità di conoscere aspetti inediti della profonda amicizia tra Lorca e Dalì. La vicenda  è stata arricchita dai versi del poeta, tra i quali  spiccano quelli dedicati alla morte del torero Ignacio Sanchez e si è conclusa con l’ultimo ballo sotto la luna.

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