Da “Capolavoro d’amore”, il suo ultimo romanzo, alla denuncia di un altro “capolavoro” in cui siamo bravi noi italiani: quello di far sparire monumenti, palazzi, teatri, giardini, “che esistono, ma non sono fruibili perché non sono curati”. L’incontro con Ruggero Cappuccio al San Felice di Benevento, nell’ambito della rassegna organizzata dalla Cna Pensionati, per la presentazione del suo libro, è stata l’occasione per una riflessione ad ampio raggio sulla stato della cultura, del teatro e del patrimonio artistico nazionale.
Con il ritorno del regista in città, il pensiero è volato inevitabilmente al periodo in cui, dal 2003 al 2006, fu direttore artistico di “Benevento Città Spettacolo”. “Era una gioia -ha esclamato Cappuccio- vedere in giro nei teatri di tutta Italia, processi culturali nati tra le vie di Benevento. E tutti lodavano la capacità di concentrazione, la gentilezza che la città riusciva a nutrire. Doti quasi inesistenti oggi nel panorama italiano. Questa è la vocazione da riprendere e rilanciare. Tutte le altre vicende sono devianze, perdite di tempo, sul piano economico e della crescita culturale e sociale. Non abbiamo altro che questo”.
Gli appuntamenti organizzati presso l’ex carcere, ora sede della Sovrintendenza Archeologica, mirano proprio alla riscoperta di un bene monumentale importante. “Con la nostra iniziativa -ha ricordato Giulio De Cunto, presidente della Cna Pensionati- cerchiamo di ritrovare la socialità, bloccata dalla pandemia, e nello stesso tempo di riportare l’attenzione su questo luogo che ospita il sannita più illustre, che è “Scipionyx Samniticus”, il cucciolo di dinosauro, noto come Ciro. Il programma, che andrà avanti fino ad aprile, si snoderà tra presentazioni di libri, storie locali e conversazioni su temi di attualità, proprio perché la cultura non può essere provinciale”.
Il libro di Cappuccio racconta il furto di un’opera del Caravaggio, avvenuto nel 1969 nell’oratorio di San Lorenzo a Palermo. Da allora il quadro non è stato più ritrovato e si sospetta che sia finito nella mani della mafia. Si tratta di una Natività unica in cui il Bambino è per terra. L’autore descrive con sconforto e con sarcasmo tutti i possibili risvolti del misterioso caso. “Questa è la storia di una perdita -sottolinea Cappuccio- ma tutte le perdite portano con sé una possibilità di rigenerazione”.
Lo scrittore è stato presentato dal giornalista Pierluigi Razzano, che ha ripercorso con piacere la sua partecipazione ai corsi di Teknè sui mestieri dello spettacolo, che si tenevano a Benevento, abbinati alla rassegna teatrale diretta da Cappuccio. “Quella esperienza -ha aggiunto il regista- andava incontro ai sogni dei giovani del sud. A Benevento frequentavano 120 allievi, che potevano incontrare Raffaele La Capria o Roberto De Simone e venivano pagati. La cultura è il nostro destino naturale”. Dal pubblico, qualcuno ha rilevato che oggi a Benevento non ci sono teatri aperti, né cinema come una volta. Il direttore di “Campania Teatro Festival” ha evidenziato che in poche regioni esistono grandi rassegne teatrali come quella campana. “Ogni anno -ha concluso- in Italia spariscono dalle 15 alle 20 mila opere d’arte. Siamo prestigiatori straordinari, abilissimi nel far scomparire le cose: monumenti, palazzi, teatri, edifici storici, giardini. Dobbiamo combattere l’incultura e l’insensibilità, sapendo che la questione culturale non dipende solo dai soldi, ma anche dalla volontà e dalla preparazione della classe dirigente”.
|