La musica, il ritmo, il ritornello sono più importanti delle parole per il successo di una canzone. Questo il filo del ragionamento che fa da sfondo allo spettacolo “Tropicana”, portato in scena al Mulino Pacifico dalla compagnia milanese Frigo Produzioni, per la rassegna teatrale della Solot. Un’esilarante riflessione sul motivetto tormentone dell’estate del 1983, che parla di “un vulcano e una città, con gente che balla sopra un’isola, un’orchestrina jazz, e poi di un’esplosione e di un uragano che travolge i bungalow”, mentre la tv invitava tutti a bere “Tropicana” e “noi stavamo lì come entro a un film”.
Un’atmosfera apocalittica, ma proprio giusta per “un’abbronzatura atomica”. Il contrasto forte viene ripercorso con sarcasmo pungente dall’interpretazione felice ed incalzante di Francesco Alberici, Salvatore Aronica, Claudia Marsicano e Daniele Turconi. I quattro attori ricostruiscono la breve apparizione del “Gruppo Italiano” che cantò “Tropicana” e dopo due anni si sciolse. Perché il mercato è davvero “una cosa strana e crudele”. Subito ti porta in alto e poi ti abbandona. Con uno sponsor adeguato avrebbero potuto avere maggior fortuna. Ma poi la gente ha ascoltato bene e capito il senso della canzone?
Lo spettacolo è ravvivato da una carrellata di gag e di punzecchiature sullo stesso ruolo degli attori, sulle loro esperienze artistiche e sulle loro ambizioni spezzate. C’è chi vuole comandare e farsi rispettare, come la cantante Claudia, chi dirige e fa il sapiente, come Francesco, chi suona la chitarra e vuole contare di più, come Salvatore, chi si sente come il “quarto elemento”, ma utile come punto di equilibrio del gruppo, come Daniele. Poi ritrovano l’armonia bevendo insieme un succo di frutta su una spiaggia assolata.
La chiave del successo di “Tropicana” sta forse nel fatto di aver raccontato un sogno, com’è accaduto per Domenico Modugno con “Nel blu dipinto di blu”, come per Shakespeare e Martin Luther King. Sembra comunque che l’autore della canzone abbia seguito questo canone. Il Gruppo Italiano è durato poco perché ha scelto un nome sbagliato. Ma, come è possibile stare immobili e sereni, mentre intorno sta avvenendo una gigantesca esplosione e stiamo morendo? Dimentichiamo, in conclusione, che molto dipende dalla pubblicità e dalla tv che ti canta e dice “Bevila perché è Tropicana ye”.
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