“Mia mamma mi chiama alle 5,40. Svegliati, stanno sparando, dobbiamo scappare”. Con queste parole drammatiche, Masha,18 anni, che vive a Kiev, racconta l’arrivo improvviso della guerra nella sua città. La sua amica di Benevento, Mariaurora Terlizzi dell’Istituto Guacci, raccoglie e legge il suo messaggio nella manifestazione di Piazza Castello, promossa dai sindacati e da tante associazioni.
La descrizione di quei momenti terribili continua con le parole di Olya, Anya, Polina, altre ragazze ucraine, che così esprimono il loro sgomento: “Dalla finestre si sentono esplosioni, sirene, spari. Saltano tutti i piani. Quelle cose che prima erano ordinarie ora sono inaccessibili e preziose.Quando potremo rivedere i nostri amici?".
La protesta contro la guerra di Putin si colora di tante voci, di lavoratori, giovani, donne e bambini. “Dobbiamo fermare l’uso delle armi -grida Michele Martino di Libera- la fratellanza non è un’utopia. Dobbiamo costruire ponti contro la cultura dei muri”. “La nostra solidarietà va al popolo ucraino -osserva Amerigo Ciervo dell'Anpi- ma anche a quello russo che protesta. Tolstoj, Dostoevskij, Ciakovskij, fanno parte della nostra cultura e della nostra civiltà. Siamo contro tutte le dittature. Vogliamo che la pace sia praticata nella forma evangelica e in quella del socialismo democratico. Siamo contro la guerra, come recita la nostra Costituzione”.
Seguono gli interventi accorati di Luciano Valle della Cgil, Fernando Vecchione della Cisl e Alfredo Di Rubbo della Uil. Poi parla Fatima che chiede aiuti concreti, medicinali, viveri, indumenti. Questo sit in è il terzo appuntamento pubblico, dopo quello con le donne ucraine residenti a Benevento e quello con gli artisti aderenti al progetto “Vox Pacem”. “Io vengo da Donesk –osserva la cantante lirica Tetyana Shyshnyak- parlo la lingua russa, questa guerra è iniziata otto anni fa, nel silenzio del mondo. L’Ucraina è sola, i soldati non hanno neanche le mutande. Non dobbiamo abituarci al coro. Non ci dobbiamo abituare alle bombe. Piangiamo e cantiamo insieme, ma restiamo uniti ai fratelli ucraini”.
Al microfono si alternano incoraggiamenti ed esortazioni, riflessioni e proposte, dall’Azione Cattolica a Civico 22, da Nicola Colangelo ed Ettore Rossi ai giovani Manu Buonaguro a Stefano Orlacchio, da Danilo Parente delle Acli, che ricorda “Il Cammino di Riconciliazione e Pace”, che portava da Benevento a Pietrelcina, al neo segretario provinciale del Pd, Giovanni Cacciano, che sottolinea come “questo grido di rabbia e di dolore, che nasce dal territorio, contro una guerra d’aggressione, si aggiunge a quello di tutti i paesi liberi e potrà contribuire a tenere accesa la “fiammella del dialogo”.
“Io ho vissuto i tempi dei bombardamenti -conclude Giuseppe Liberatore, dell'Associazione Alpini, 94 anni- e so cosa vuol dire la sofferenza di tanta gente innocente per il capriccio dei governanti. Tutti i conflitti sono contro il popolo”. Nella piazza, piena di bandiere, i bambini reggono un cartellone molto significativo, realizzato dal Gruppo delle Mamme Rana, che riporta questa frase dello scrittore inglese Edward Morgan Forster: “Se le madri di diverse nazioni potessero incontrarsi, non ci sarebbero più guerre”.
Dalle manifestazioni alle iniziative concrete di solidarietà e di accoglienza. Il comune di Benevento ha promosso un coordinamento delle associazioni affidato alla Protezione Civile, per raccogliere materiale sanitario e latte a lunga conservazione. La diocesi ha messo a disposizione la Cittadella della Carità per ospitare mamme e bambini provenienti dall’Ucraina. Il Consiglio Comunale, convocato in seduta straordinaria, ha espresso ferma condanna dell’invasione russa, auspicando che il conflitto si risolva attraverso la diplomazia, perché in gioco ci sono l’autodeterminazione dei popoli e i diritti umani.
|