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Le strigliate di Gratteri alla società corrotta e alle famiglie "distratte" - "Chi blocca la giustizia non venga a commemorare Falcone e Borsellino"
 

ven 04-03-2022 23:04 n.149, a.e.

Le strigliate di Gratteri alla società corrotta e alle famiglie "distratte"

"Chi blocca la giustizia non venga a commemorare Falcone e Borsellino"


Il magistrato calabrese Nicola Gratteri è abituato ad usare la “scimitarra”, a dire pane al pane e vino al vino. Con lo stesso furore di sempre ha parlato a Benevento nell’ambito del Festival Filosofico del Sannio. Partendo dal suo ultimo libro “Non chiamateli eroi: Falcone, Borsellino e altre storie di lotta alle mafie”, ha passato in rassegna con puntiglio i problemi della giustizia italiana, il quadro della criminalità organizzata e della corruzione, con uno sguardo attento alla questione meridionale  e alla condizione giovanile.

“Falcone e Borsellino non erano eroi –ha osservato- erano persone normali, più coerenti degli altri. Sono diventati eroi dopo la morte. Falcone e Borsellino erano grandi uomini, ma da vivi sono stati combattuti, diffamati, calunniati, isolati, derisi. Durante i funerali ho visto sul palco gente che aveva lottato contro di loro. Non hanno vergogna, né rossore. Dobbiamo ricordarli perché siano da guida per le future generazioni. Nei prossimi mesi delle commemorazioni mi auguro che da Roma non scendano in Sicilia quelli che stanno facendo il contrario dei loro insegnamenti. Lasciateli in pace. Non consentiremo lo sciacallaggio”.

Il monito del procuratore nasce dal clima da resa dei conti esistente tra politica e magistratura, dalle sue critiche alla proposta di riforma penitenziaria, dalla carenza di personale nelle forze dell’ordine, da leggi che rendono più farraginosi i processi. “Le indagini si fanno -fa notare Gratteri- le sentenze pure. Mi preoccupa che sul piano normativo non c’è un sistema giudiziario proporzionato alla realtà criminale. Davanti ad un reato, possono parlare tutti tranne i magistrati. Possono parlare gli indagati, gli imputati, la parte offesa. Non si può avere la verità delle istituzioni. Col silenzio assordante del sindacato giornalisti”.

Prima della “lectio magistralis” di Gratteri, è stato proiettato un video con le immagini della stragi di Capaci e di Via D’Amelio, avvenute a Palermo nel 1992. La presidente dell’associazione “Stregati da Sophia”, Carmela D’Aronzo, che organizza il festival, ha sottolineato l’importanza del valore della legalità  e della solidarietà, soprattutto in questi tempi di nuove povertà e sofferenze per la guerra in Ucraina. Poi ci sono stati i saluti del sindaco di Benevento e del rettore dell’Università del Sannio, che hanno evidenziato il difficile momento storico attuale, che si presenta quasi come un nuovo “medioevo”.

“Dobbiamo difendere -ha detto Marilisa Rinaldi, presidente del Tribunale- la memoria collettiva di Falcone e Borsellino, incoraggiando l’eroismo della normalità, che coniuga insieme la virtù dell’onestà, il senso del dovere e il coraggio della scelta”. “Ai giovani -ha aggiunto il procuratore Aldo Policastro- bisogna far comprendere la distinzione tra il mondo della sopraffazione e della corruzione e quello della libertà e dei diritti. Dobbiamo dimostrare di essere all’altezza dell’eredità di Falcone e Borsellino ed impedire che ci sia un calo d’attenzione sulla criminalità organizzata, che è ancora viva e punta alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.

Il procuratore di Catanzaro ha scardinato la mitizzazione dei criminali, che sono “uomini senza onore e senza regole”, “vigliacchi e codardi” ed ha puntato i riflettori sul decadimento morale della società e sulle condizioni del sud. “Il nostro è il mestiere più  bello del mondo -ha asserito- non dobbiamo lavorare con l'orologio. Contro la 'ndrangheta abbiamo fatto molto. Ho la fila di gente che vuole denunciare. Non si parla più di mafia, perchè non uccide, ma le elite sono più corruttibili. Io sono un meridionalista convinto, quando mi chiedono cosa vorresti per la Calabria, io rispondo che vorrei le stesse infrastrutture che ci sono nel Veneto, in Emilia Romagna e in Lombardia”.

L’analisi di Gratteri, che ha presentato domanda per l’incarico di Procuratore  Nazionale Antimafia, si fa più serrata e pungente quando parla dei giovani. “Oggi la cultura non è un valore -ha  osservato- perché contano i soldi, il vestito firmato, il telefonino da mille euro.  L’educazione dei giovani dipende soprattutto dalla famiglia. Io sono stato fortunato, mio padre e mia madre avevano frequentato appena le scuole elementari, ma erano molto onesti. A casa mia non si usciva, né si accendeva la televisione, se prima  non si finivano i compiti. Ora i nostri figli sono diventati tutti sensibili. Dobbiamo lasciare in pace gli insegnanti”.

Qualcuno dal pubblico ha chiesto se ci fosse un nesso tra disoccupazione e criminalità. Il procuratore ha  ampliato le sue critiche alle famiglie. “Non sono d’accordo – ha concluso- con l’equazione disoccupazione uguale criminalità, è solo un alibi, perché non si ruba per bisogno o per fame, ma per ingordigia. Oggi i genitori sono molto più egoisti rispetto a prima. Le donne non vogliono invecchiare e trascorrono molte ore del proprio tempo per la cura del proprio corpo. E’ una cosa bella, ma i figli non devono essere lasciati per giornate intere davanti ad un tablet o a un computer, per farli stare buoni. I figli bisogna curarli, non comprarseli con un paio di scarpe da 300 euro. Per una giusta educazione occorrono dialogo e pazienza”.



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