La pittrice versa sulla tela il giallo e il blu per far fiorire il verde speranza. Sul palcoscenico dell'Auditorium di Sant'Agostino prendono posto i giovani dell’orchestra del Liceo Musicale “Guacci” di Benevento. Un ballerino quasi nudo comincia la sua danza e le sue cadute, accarezzato e inseguito da una donna vestita di nero. Va in scena il pianto della Madonna per il figlio crocifisso di Jacopone da Todi. Lo spettacolo si snoda tra veli bianchi e rossi. Si chiama “Voci di donne” e vuole gridare contro la violenza, la mafia, la guerra.
Parole, musiche e balletto sono dedicati alla memoria di Felicia Impastato, mamma di Peppino, a Lea Garofalo e Silvia Ruotolo. Ma l’elenco delle madri, delle mogli e delle figlie, che hanno pagato e sofferto le ingiurie della criminalità organizzata, è lungo. Un'attrice legge i loro nomi. Da quelli meno noti a quelli più conosciuti, da Annalisa Durante ad Anna De Simone, da Francesca Morvillo a Emanuela Loi, da Barbara Rizzo a Gelsomina Verde. Una fitta e dolorosa sequenza di storie, lotte, sogni spezzati.
“Peppino Impastato -rileva la regista Linda Ocone- diceva che bisogna educare la gente alla bellezza, perché così supererebbe meglio le paure e le difficoltà, tenendo sempre vivi la curiosità e lo stupore”. Gli stessi obiettivi che hanno guidato la manifestazione culturale, giunta alla settima edizione, ideata e curata da Carmen Castiello e sul piano musicale da Debora Capitanio, con coreografie di Giselle Marucci e Ilaria Mandato. Con la collaborazione del comune di Benevento, dell’Università del Sannio e di Libera.
“Il ritorno alla musica e alla danza -osserva Castiello, promotrice della Compagnia di Balletto di Benevento e anche presidente della Fidapa- è stato come uscire da una prigione, dopo due anni di pandemia. Non possiamo ancora provare una felicità piena, per le tante nubi che ancora si addensano sulla nostra testa, con l’arrivo della guerra in Ucraina, ma abbiamo compreso l’importanza di fare rete per incoraggiare l’arte, che può essere davvero un’ancora di liberazione dalle paure”.
I danzatori e i musicisti hanno sfoggiato eccellenti doti di amalgama e di armonia, sulle note magiche di celebri canzoni e ritmi, dallo “Stabat Mater” di Vivaldi al Valzer di Shostakovich, da “Take Five” del Palladio String Quartet al “Last Trein Home” di Pat Metheny. Da brividi la voce della cantante studentessa Selina Ezzime. “Voi non avete spettacolarizzato la morte - dice Michele Martino di Libera- ma avete celebrato la vita. Avete suonato e ballato non solo per ricordare le vittime di mafie, ma anche per i fratelli ucraini. Con la memoria e l'impegno potremo sconfiggere la mafia. Non sappiamo se riusciremo a cambiare il mondo, ma almeno potremo provare a lasciarlo migliore di come l’abbiamo trovato”.
Altre voci, altri messaggi si sono sollevati per la difesa dei diritti delle donne nel percorso organizzato dalla Cgil di Benevento da Piazza Castello alla “panchina rossa”, che si trova nei giardini davanti al Tribunale. Una marcia simbolica per tenere accesi i riflettori sulle tante disuguaglianze che ancora intralciano il cammino verso la parità. “La pandemia- sottolinea la sindacalista Antonella Rubbo- ha aggravato la condizione femminile, aumentando la precarietà del lavoro e le differenze salariali. Per avere uguali diritti e dignità la parola chiave è rispetto. La questione non è solo sociale ed economica, ma anche culturale”.
Davanti alla panchina rossa, due studentesse dell’Istituto “Guacci”, Simona e Serena , ricordano Lea Garofalo e Felicia Impastato, mentre uno studente della stessa scuola rivolge il pensiero alle sue insegnanti. “Si parla tanto di resilienza- evidenzia Manu Buonaguro- essa è rappresentata proprio dalle donne. Quasi tutto il corpo docente del mio istituto è femminile. Durante la pandemia le insegnanti ci hanno regalato anche momenti gioiosi e quasi sempre un sorriso. Per noi sono state come mamme”.
All’iniziativa sindacale ha partecipato l’associazione “Libera”, che, con Martino, ha puntato l’attenzione sulle madri e le mogli ucraine che “stanno piangendo per i loro cari costretti a combattere", sulle commesse “che ci hanno accolto col sorriso durante la pandemia”, sulle operatrici sanitarie, concludendo che “se oggi è la giornata internazionale della donna, è anche il giorno della vergogna degli uomini”. Per Giuseppe Anzalone, della segreteria Cgil, invece, “la donna è più intelligente dell’uomo, già per il fatto che può fare un figlio, perché senza di lei la creazione dell’uomo non c’è” e quindi va riconosciuto il suo valore fondamentale.
Nella stessa giornata, la riflessione sulla condizione femminile ed in particolare sulla violenza è stata al centro del Festival Filosofico del Sannio. Protagonista la giornalista del Tg Uno, Adriana Pannitteri, che ha parlato del suo libro “La forza delle donne”, insieme a Carmela D’Aronzo , presidente di “Stregati da Sophia”, e alla ricercatrice di Unisannio, Adelaide Caravaglios. Il confronto si è concluso sulle note di “Imagine” dei Beatles , cantata con freschezza e grinta da Serena Di Palma, alunna del Conservatorio.
“Sono convinta che non c’è il gene della cattiveria –ha affermato Pannitteri- e che cattivi non si nasce, ma si diventa. Ho sentito i ragazzi di Milano vantarsi degli stupri della notte di capodanno. C’è qualcosa che non funziona. Credo di più nell’educazione dei sentimenti che nell’educazione civica. Molto dipende dalle famiglie in cui crescono. A me le quote rosa stanno bene. Molte donne subiscono in silenzio, convinte che la violenza sia frutto del troppo amore. Devono trovare la forza di denunciare per ricominciare a vivere”.
La celebrazione dell’8 marzo ha vissuto altri momenti importanti. Dall’ospedale civile, dove sono stati presentati i nuovi reparti ristrutturati di Ostetricia e Ginecologia, al ricordo con una targa della poliziotta di Ravenna, Nicoletta Missiroli, morta per un incidente stradale. Per coltivare la pace un gruppo di donne si è riunito presso l’Orto di Casa Betania, in un incontro promosso dall’Associazione Culture e Letture, per raccogliere assorbenti per le donne ucraine, per mandare un abbraccio e un messaggio d’amore, raccolto nei seguenti versi struggenti della poesia di Angela Iacobucci, intitolata “Ucraina” : “Lo sguardo sereno / Si perse nei sogni / di sorrisi baciati / Da una mamma al suo bimbo / dai capelli dorati”.
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