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Dacia Maraini: "La scuola luogo di democrazia, argine contro la guerra" - La necessità di aiutare la Resistenza ucraina e il ricordo di Pasolini
 

mar 29-03-2022 11:57 n.158, a.e.

Dacia Maraini: "La scuola luogo di democrazia, argine contro la guerra"

La necessità di aiutare la Resistenza ucraina e il ricordo di Pasolini


La scuola come luogo di democrazia e di libertà, dove si educano i giovani a pensare con la propria testa e quindi anche come possibile argine alla guerra. Dove si insegna il rispetto delle regole, la consapevolezza e la responsabilità, può nascere un fronte di ribellione contro i soprusi, le sopraffazioni e la violenza. Questo il messaggio forte e chiaro di Dacia Maraini, intervenuta al Festival Filosofico del Sannio, per parlare dei suoi due ultimi libri, “La scuola ci salverà” e “Caro Pier Paolo”.

“La profonda ingiustizia della guerra -ha sottolineato la scrittrice- è che non vince il migliore, ma vince il più forte, chi ha più armi, chi è più ricco. Prevale la prepotenza del più ricco contro il più debole. Quindi per fare in modo che non siano  solo i commercianti di armi e i dittatori a decidere le guerre, la cultura può contribuire a creare un’opinione pubblica diffusa e consapevole, che può invertire la rotta ”.

Quando le abbiamo chiesto una riflessione sulla guerra in corso, non si è tirata indietro. “Bisogna aiutare la Resistenza dell’Ucraina -ha precisato- anche inviando armi. Ma non sono d’accordo con l’aumento delle spese militari. In questo momento, siccome Putin non sente ragione, bisogna fermarlo in qualche modo, ma in futuro bisogna puntare sul dialogo, sulla trattativa. Non si può continuare la corsa agli armamenti”.

L’incontro, introdotto da Carmela D’Aronzo, presidente di Stregati da Sophia, dall’assessore all’istruzione, Maria Carmela Serluca, e dalla canzone “Meraviglioso”, di Domenico Modugno, eseguita dal pianista Carlo Berton del Conservatorio di Benevento, è stato moderato da Eugenio Murrali. La scrittrice ha spaziato dalla scuola a Pasolini, ai diritti civili da “difendere”, dalla tecnologia alienante alla denigrazione, imperante soprattutto in politica e sui social, con un tuffo nella sua infanzia di internata in un lager giapponese.

“La scuola è l’anima e il futuro del paese- ha ribadito- quando si è pensato che fosse un’azienda, c’è stato un abbandono, c’è stata una deriva. La scuola non crea un prodotto finito, ma forma individui, il futuro cittadino, è un progetto etico. Per questo la didattica a distanza non può funzionare, perché a scuola si impara la democrazia, a stare insieme, a capire il senso della libertà. E’ tempo di inserire nei programmi l’educazione ai sentimenti, per insegnare il rispetto degli altri e sradicare il concetto del partner come proprietà. I libri alimentano le ali del pensiero. La lettura è la base dell’immaginazione, fondamentale per realizzare un rapporto fecondo col mondo e combattere campanilismi e provincialismi”.

Con affabilità e amorevolezza ha raccontato gli anni vissuti con Pier Paolo Pasolini. “Oggi sarebbe sicuramente dalla parte degli aggrediti -ha evidenziato- dalla parte di quelli che perdono la libertà, che soffrono, che vengono perseguitati. Egli era cristiano, non cattolico, vedeva nella chiesa il tradimento di Cristo. Ha avuto una vita difficile. Basti pensare che ha subito 82 denunce per i suoi film e libri. Era provocatorio in pubblico, ma tranquillo in privato. Pensava con nostalgia al mondo contadino, portatore di valori genuini, contro il mito della ricchezza e della produzione. Maria Callas era innamorata di lui. Ma Pasolini in ogni donna vedeva la madre. Ho continuato a parlare con lui nel sogno”.

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