"Se vieni da un paese è difficile emergere, perché spira sempre un vento contrario. Ma io, pur rimanendo a Bisaccia, in provincia di Avellino, dove sono nato nel 1960, dopo tanti anni di sacrifici, posso dire che oggi vivo di letteratura e poesia. La mia storia è una piccola prova. Se uno si afferma, pur stando in un paese, vuol dire che veramente ha una sua forza, non è mai un bluff”. Il poeta “paesologo” Franco Arminio riassume con orgoglio il suo lungo e tenace percorso letterario, incontrando gli alunni del triennio dell’Istituto Agrario “Galilei Vetrone” di Benevento, nell’Aula Magna di Piano Cappelle.
Lo sguardo dello scrittore, approdato ultimamente nelle classifiche con il suo ultimo libro “Studi sull’amore”, ha intrecciato ricordi della sua infanzia, della sua famiglia e critiche sferzanti alle politiche che hanno rottamato l’agricoltura, prefigurando un nuovo umanesimo delle campagne e delle montagne. “Il vero futuro è la terra- ha affermato Arminio- e voi siete i pionieri di una stagione di rinascimento necessario. Tutto quello che mangiamo viene dai campi. Non sono un nostalgico. Bisogna coniugare l’antico col nuovo, il computer col pero selvatico. Lo so che non bastano solo l’agricoltura, il turismo e i servizi. I nostri paesi potranno risorgere puntando anche su trasporti, scuole e sanità”.
Nella poesia del maestro elementare Arminio trionfa la bellezza del paesaggio, delle piazze, dei vicoli, degli incontri tra le persone. Una dimensione bucolico-romantica. In un suo recente componimento scrive : “Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane, che ami gli alberi e riconosce il vento…oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, dare valore al silenzio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza”.
La paesologia, coniata dal poeta diversi anni fa, è anche un modo di vivere. La bandiera di Arminio è ormai fatta di due colori: agricoltura e poesia. Il suo prossimo libro s'intitola "Studi sul sacro". Per la sua filosofia è stato ospite del Politecnico di Milano. "Devo dire che ho più piacere a stare qui con voi -ha fatto notare- ragazzi avete scelto la scuola giusta. Per coltivare i miei ideali ho riattivato il baratto: libri e poesie in cambio di prodotti agricoli. A casa mia ogni giorno arrivano bottiglie di vino o di olio, mozzarelle e salami".
L'incontro al "Galilei Vetrone", intervallato dalla lettura di alcuni versi, ha suggellato un progetto scolastico sui temi principali della sua poetica. “Gli alunni -ha sottolineato la docente Maria Della Torca- sono stati impegnati nella riflessione sulle possibili soluzioni per frenare lo spopolamento. Hanno risposto ad un questionario, scattato foto e girato un video, dimostrando un grande attaccamento alla loro terra”. Il dirigente scolastico Giovanni Marro ha invitato i ragazzi a "ragionare sempre con la propria testa" ed ha evidenziato che i piccoli comuni possono avere voce in capitolo solo se si riuniscono per progetti concreti.
Per cambiare l’ottica che per anni è prevalsa sull’agricoltura, ma anche per rivalutare la funzione della poesia, il paesologo irpino ha escogitato alcune proposte brillanti. “In ogni scuola, in ogni ufficio, nella stanza dei sindaci, accanto alla foto del Presidente della Repubblica, si dovrebbe mettere quella di un contadino, di chi fa il formaggio o il vino. Mentre la poesia dovrebbe entrare nella vita quotidiana, leggendone una a tavola, prima di pranzo o di cena, prima dei consigli comunali o dei collegi dei docenti, prima delle riunioni del governo. Immaginate quale atmosfera di cordialità rilassante si creerebbe”.
Il futuro dell’agricoltura dipende dall’innovazione e dalla qualità dei prodotti. Ma per attrarre i giovani dovrebbe essere garantito un reddito adeguato ai tempi e ai bisogni. Spetta ai sindaci fare un censimento delle terre incolte. Oggi il lavoro dei campi sta sulle spalle degli stranieri spesso sfruttati. Stanno comunque nascendo tante aziende competitive, soprattutto nel campo biologico. La stessa riscoperta dei piatti contadini apre nuove prospettive.
“Nei nostri paesi -ha concluso Arminio- ci sono gli “scoraggiatori militanti”. La parola agricoltura è abbinata con passato e miseria. Nei piccoli borghi può trovare spazio anche l’assistenza agli anziani. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza l’avrei centrato più sui giovani, ma sembra orientato a dare soldi a chi già ce li ha. Viviamo un momento drammatico, ma di fronte al pericolo l’uomo ha tirato fuori sempre una saggezza. Io sono ottimista. Siate cittadini attenti al bene comune, riattivate le vostre passioni civili. Vi considerano consumatori. Siate invece “incoraggiatori militanti”. Dite con me: “Io guardo ogni cosa come se fosse bella e se non lo è vuol dire che devo guardare meglio”.
|