La scena sembra avvolta dalla nebbia, la donna protagonista si muove seguendo il ritmo della musica elettronica, eseguita dal vivo. I gesti e le parole raccontano un viaggio nel tempo e nello spazio, attraverso personaggi noti, descrivono una futuristica catastrofe ed una possibile rinascita, che porti il mondo a ritrovare l’umanità perduta. Questo il nucleo centrale dello spettacolo “Disintegrazione”, andato in scena al Mulino Pacifico di Benevento per la rassegna della Solot. Una vera e propria “Electroshock Therapy”.
L'attrice Ilaria Delli Paoli domina la performance, sperimentando nuovi linguaggi teatrali con irruenza e disinvoltura, con elastiche movenze di “prostituta del rock and roll”e di dark lady, totalmente immersa nel fluire delle emozioni e delle sensazioni, lasciandosi trasportare dalla “splendid magnetic electric machine”, come recita il sottotitolo della piece. Il progetto sonoro porta la firma di Paky Di Maio, mentre la “visual art” è affidata a Francesco Zentwo Palladino.Nasce da un'idea di Mutamenti e Teatro Civico 14 di Caserta.
Per uscire dal “caos che ci sta uccidendo” non ci resta che sognare e immaginare incontri e amori nuovi. Dietro il velo, la donna cerca il proprio io, si ritrova ad essere Marilyn Monroe e Sarah Kane, ondeggia sulle note delle canzoni di David Bowie e sui versi di Baudelaire, eleva una preghiera in onore della Santa Muerte messicana. Il processo di distruzione e ricostruzione è sconvolgente e affascinante. All’improvviso una grande pesce rosso si abbatte sulla città. Tutto si perde in un bagliore elettrico, ma non gli amori forti.
Il mix tra teatro, musica e arti visive, coglie il senso dello smarrimento della società contemporanea e lancia il suo avvertimento: quando si crea una scissione tra corpo e anima, il disastro è dietro l’angolo. Qualcuno ha visto nello spettacolo una riflessione sulle ansie giovanili, sul disperato desiderio di essere sempre belli e di piacere agli altri. Il rovello prende anche l’attrice, che gioca col suo corpo, mostrandolo sempre più nudo, chiede di uscire dalla gabbia, scrive col gesso sul pavimento lettere all’uomo del futuro. Con un invito alla libertà. “Guardateli i vostri figli -conclude- non illudetevi che siano vostri”.
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