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Quattro donne, quattro storie, mille parole di pace e coraggio - La Resistenza, le lotte e le speranze di "Nilde e le altre"
 

sab 23-04-2022 16:52 n.168, a.e.

Quattro donne, quattro storie, mille parole di pace e coraggio

La Resistenza, le lotte e le speranze di "Nilde e le altre"


Quattro donne, quattro storie di lotte, di sogni e di speranza. Dalle “Quattro giornate di Napoli” al calvario dell’Afghanistan, dalla persecuzione degli ebrei alla lunga marcia per l’emancipazione femminile. Per ricordare, per riflettere e gridare parole di pace, anche contro la guerra in corso in Ucraina sotto i nostri occhi. Questo il filo conduttore delle testimonianze della romana Celeste Di Porto, dell’afghana Hannan, della napoletana Maddalena Cerasuolo e dell’emiliana Nilde Iotti, interpretate con freschezza, ritmo ed intensità, rispettivamente da Linda Ocone, Ilaria Masiello, Alda Parrella e Daniela Stranges.

Le quattro esperienze, racchiuse nella performance “Nilde e le altre”,  ideata e prodotta dall’associazione "Culture e Letture" e andata in scena al Mulino Pacifico, assumono un valore ancora più significativo, perché rievocate quasi alla vigilia del Giorno della Liberazione. Nella ricostruzione di quelle vite difficili si intravede il seme del futuro. Nonostante la pesantezza del loro tempo. L’atmosfera è riscaldata dalla voce di Gabriella Ferri che canta “Barcarolo Romano”. “Quanta pena stasera –recita la canzone- c’è sur fiume che fiotta così, disgraziato chi sogna e chi spera, tutti ar monno dovemo soffrì”.

Il racconto, che si avvale della regia di Linda Ocone e dei testi di Alda Parrella, si snoda in una scenografia povera, qualche sedia, un cappello e un paio di scarpe. Celeste svela il suo tormento, la sua vita di “donnaccia a 15 anni”, il suo tradimento per aver denunciato il pugile ebreo Lazzaro Anticoli ai nazisti, per salvare il fratello Angelo. La giovane Hannan, coperta col burqa, parla dei diritti negati, delle delusioni, del ritorno dei talebani, e prende coscienza del fatto che ormai “le donne afghane non le salverà nessuno, perché sono state abbandonate e quindi dovranno salvarsi da sole”.

Maddalena si distingue per l’irruenza popolana, il coraggio dimostrato sul Ponte della Sanità, dove organizza una strenua difesa contro i tedeschi invasori per bloccare il loro accesso in città. “Ero un’apparecchiatrice di scarpe -racconterà- ed ora sono diventata cercatrice di armi, per aiutare la resistenza del popolo napoletano. Napoli non si tocca, i figli non si toccano. Il Vesuvio ci guarda e piange con noi”. La rappresentazione della sua figura è davvero toccante, per gestualità e padronanza scenica.

Lo spettacolo si chiude con i toni pacati di Nilde Iotti, che si avvicinò alla politica giovanissima, diventando poi la prima donna Presidente della Camera. La sua figura brilla per la coerenza, l’impegno ed anche la libertà sentimentale, che la portò a diventare compagna di Palmiro Togliatti, allora segretario del Partito Comunista Italiano, in un contesto storico in cui l’emancipazione femminile faceva fatica ad affermarsi. Dopo le parole dell’attrice, ascoltiamo direttamente la sua voce registrata, che ci ricorda che “la democrazia può degenerare ed anche cadere più per le proprie debolezze che per la forza dei suoi avversari, ma essa ha in sè, se la gente lo vuole, i mezzi per la propria salvezza, e il mezzo principale sono le riforme sorrette dalla volontà del popolo”.

“Questa rappresentazione -ha sottolineato Amerigo Ciervo, presidente dell’Anpi- riprende il cammino iniziato, ricordando la partigiana beneventana Maria Penna. Dobbiamo recuperare la memoria delle donne nella Resistenza, spesso dimenticate. Mi sono commosso a sentire queste testimonianze, particolarmente quella di Maddalena Cerasuolo, a noi molto cara, anche perché è citata nei libri di Viola Ardone. Queste pagine di storia servono soprattutto di fronte a questa guerra terribile, provocata dall’aggressione russa”.

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