“La nostra casa lavora sul presente, non su polverose questioni. Il nostro impegno mira a far fiorire una coscienza storica, etica e civile tra i giovani, che hanno il cuore caldo e la mente piena di sogni. Per preparare una collettività a misura del cielo ed una nuova primavera di papaveri rossi, che resistono ad ogni tempesta”. Con queste parole ben piantate nell’attualità, la giovane Dolores Morra, impegnata nell’Officina intitolata a Maria Penna, la partigiana beneventana uccisa a Firenze, ha aperto la manifestazione del 25 aprile beneventano, dal palco allestito presso i giardinetti del Palazzo del Governo.
La celebrazione della Resistenza partigiana non è solo una festa. Ma un momento importante di riflessione sulla costruzione necessaria di un mondo migliore, ispirato ai valori della Costituzione democratica e antifascista. Per ribadirlo ancora una volta l’Anpi di Benevento ha dato vita ad un corteo multicolore lungo Corso Garibaldi, accompagnato dal ritmo di “Bella Ciao”, suonata dalla banda di Grottolella. Questa volta, però, manca Giuseppe Crocco, l’ultimo partigiano sannita, detto Caramba, scomparso nello scorso ottobre.Per ricordare lui e i morti di tutte le guerre la banda ha suonato "Il Silenzio"
Tra le bandiere arcobaleno della pace, di partiti e sindacati, spicca quella coi colori gialli e blu dell’Ucraina in guerra. Accanto alle delegazioni dei comitati Anpi di Benevento, della Valle Caudina e dell’Alto Tammaro, a quelle della Cgil e del Pd, anche quelle di Libera, delle Acli e del Comitato Sannita Acqua Bene Comune. Per le istituzioni hanno partecipato, tra gli altri, il vicesindaco di Benevento, Francesco De Pierro, quello di Castelvenere, Raffaele Simone, il sindaco di Apice, Angelo Pepe, il consigliere regionale Mortaruolo, l'assessore Carmen Coppola e il presidente del consiglio comunale Parente.
Tra i manifestanti si nota anche la bandiera simbolo dei Rom e dei Sinti, portata da Domenico Tozzi di Reino. “Mi è stata donata dal docente universitario Santino Spinelli -spiega l’operaio- che ha cantato per la Merkel ed il Papa. Io non appartengo a quel popolo, ma mi faceva piacere rappresentarlo in questa occasione. La medaglia che ho al petto è di mio padre Francesco, deportato nei campi di concentramento, mentre il cappellino che ho in testa è un regalo di Sambene Ousmane, regista senegalese”.
“Facciamo nostre le parole di papa Francesco -ha sottolineato Amerigo Ciervo, presidente del’Anpi- c’è l’urgenza di una civiltà diversa, incardinata sui principi fondanti della Costituzione. Il rito è necessario, ne abbiamo bisogno. Se pensiamo che qualche sindaco del mantovano ha impedito che in una scuola media si cantasse “Bella ciao”. Prendiamoci cura della memoria. C’è molto da lavorare. Siamo vicini al popolo ucraino aggredito. Vogliamo che si depongano le armi e si arrivi presto alla pace. Continuiamo a lottare senza sosta contro le dittature e le guerre di oggi e di sempre, come i partigiani ci hanno insegnato”.
Il messaggio di pace e speranza è stato affidato agli ucraini. Con voce commossa è intervenuta la giovane musicista Tetyana Shyshnyak. “La nostra storia tragica -ha detto- sembra surreale, ma purtroppo è reale”. Poi ha letto i versi della canzone “Il viburno rosso”, “che ora si china nel prato, ma che un giorno rialzeremo per la nostra gloriosa Ucraina”. Subito dopo, quelle parole di lotta per la libertà sono state intonate con dolcezza ed incanto dalla tenera voce del piccolo Michail, accompagnato dal battito di tante mani.Conclusione della manifestazione con tutta la piazza che canta "Bella Ciao".
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