Danzando con la fisarmonica Carolina tra la Bibbia e le montagne alpine, tracciando un filo rosso tra Adamo ed Eva, l’Arca di Noè e le sue giovanili bisbocce con barbera e champagne, Enrico Bonavera ha offerto uno spettacolo frizzante con “Il vino e suo figlio”, chiudendo con un invito alla “salute” la rassegna della Solot al Mulino Pacifico. Una cavalcata sulle origini del mondo, sulla sua salvezza, dal Diluvio Universale ai nostri tempi, nel senso dell’esistenza , sulla solitudine, sul rapporto con Dio, su madre natura.
L’attore genovese, che da molti anni interpreta Arlecchino nel "Servitore di due Padroni”, al Piccolo Teatro di Milano, è cresciuto nella bottega di Ferruccio Soleri ed è stato diretto in passato anche da Giorgio Strehler. Il suo racconto, che è tratto da un testo di Mario Brelich del 1982, “Il Navigatore del Diluvio”, plasma e rinnova storie popolari, con affabulazione, allegria ed ironia. Accompagnando coi gesti e con la mimica la descrizione dei personaggi narrati, muovendo le mani come dei mulini a vento, intrecciando i momenti biblici con la sua vita, che si rigenererà quando arriverà a scoprire il vino.
Le domande centrali sono: “Perché Dio scelse di salvare la famiglia di Noè? Perché fu dato a lui l’incarico di costruire l’Arca? Forse perchè era un uomo emplice, non un gigante e nè uno potente. Ma il succo principale è questo: anche il vino è un dono del Signore. Fin da quando Adamo si trovò davanti quell’abbondanza di grappoli d’uva, capì subito che bisognava danzare coi piedi su quella meraviglia. Chiamò tutti i figli e i nipoti per quell’operazione festosa e ne scaturì un mare di vino. La scoperta coinvolse anche Noè, che per sconfiggere la malinconia fece ricorso a quel nettare.
Il vino diventò così il compagno di viaggio nelle notti d’estate e durante i temporali. La gioia della sua essenza fu riscoperta anche in Veneto, a casa Bonavera, dove ben presto il figlio astemio abbandonò il latte, "convertendosi sulla via del Valdobbiadene". L’attore gioca con Noè, che ha 400 anni, con una frecciatina al mondo femminile. “I miei primi problemi -dirà col sorriso- sono cominciati quando ho preso moglie”. Sfoggia grande maestria nella raffigurazione del ticchettio dei chicchi di pioggia sull’arca.
Il viaggio fantastico nel mistero della creazione si immerge nell’arcobaleno delle voci degli animali. Come faranno tante specie diverse a stare insieme? Le bestie feroci diventeranno mansuete. Non potete immaginare la puzza del pangolino. Quando finisce il diluvio, salgono tutti sul monte Ararat e cominciano a progettare il futuro. Dalle coppie nasceranno tanti bambini. Ma si continuerà a brindare sempre col vino, simbolo della condivisione, perché se bere è un dovere, non bisogna farlo mai da soli.
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