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Direttore Antonio Esposito

La scelta di Vigorito, il Benevento Calcio, la cittą e le voci della gente - I tifosi: "Dove lo troviamo un altro folle? Se se ne va, non era amore"
 

dom 05-06-2022 16:02 n.186, di Antonio Esposito

La scelta di Vigorito, il Benevento Calcio, la cittą e le voci della gente

I tifosi: "Dove lo troviamo un altro folle? Se se ne va, non era amore"


“Un altro folle come lui, che vuole investire sul Benevento, quando ci capita?” Le parole preoccupate dell'appassionata e sfegatata tifosa Tina, che incontriamo lungo Corso Garibaldi, riflettono l’ansia di tanti amanti del calcio, che aspettano una risposta positiva che scacci tutte le nuvole. Da una settimana tiene banco il dibattito sulle annunciate dimissioni del presidente Oreste Vigorito dal Benevento Calcio.

Dopo la scossa del 28 maggio scorso, c’è per ora una notizia rassicurante: la squadra sarà iscritta al campionato di serie B. L’annuncio è scaturito dall’incontro tra il patron e il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, avvenuto a Ceppaloni lo scorso venerdì. Un passo importante che preluderebbe alla permanenza di Vigorito al vertice del club giallorosso.

Panchine di Via Napoli, nel popoloso Rione Libertà. La gente ha voglia di parlare e di capire, cosa c’è veramente dietro la mossa di Vigorito. Perché dovrebbe andar via, dopo aver investito tanto? Può mai essere che se ne va, dopo che abbiamo dedicato lo stadio a suo fratello Ciro? “Il presidente – commenta Filiberto- ha molte ragioni, ma i tifosi sono gli unici a non avere alcuna colpa. Tutti possono contestare la scelta di un allenatore o di un calciatore. Quando a Pisa abbiamo perso l’ultima sfida decisiva per la Serie A, i tifosi beneventani hanno salutato Vigorito con affetto e lui ha messo la mano sul cuore”.

La decisione di mollare in risposta ad uno striscione che lo invitava ad andare via è apparsa davvero spropositata. Molti attribuiscono questa reazione al suo carattere emotivo e passionale. Possibile che questa lunga storia d’amore tra lui e la città, costruita in 16 anni, possa interrompersi per una brutta parola di troppo (Oreste vattene via) scritta forse in un momento di rabbia? “Se se ne vuole andare -scrive simpaticamente Emilio Fabozzi su facebook- vuol dire che non era amore, ma era solo un calesse”.

La delusione per il mancato traguardo della Serie A ha scatenato molti malumori. Che hanno preso di mira l’allenatore Fabio Caserta e il direttore sportivo Pasquale Foggia. “Probabilmente -afferma Mario Russo- il tecnico non è stato all’altezza della situazione. Quindi non tutto dipende dal presidente, che è mortificato e rammaricato come tutti i tifosi. Io mi accontenterei di fare buoni campionati di Serie B per alcuni anni. Siamo tutti per il ritorno di Vigorito. Dobbiamo costruire una squadra di giovani sfruttando i nostri vivai”

Quando il Benevento andò per la prima volta in Serie A, nel 2017, il presidente invitò tutti ad “amare la squadra anche nei giorni tristi”. Perché sapeva che nel calcio ci sono formidabili ascese e repentine cadute. Nell’ultimo campionato, anche a causa della pandemia, ha avvertito forse una maggiore solitudine. La presenza dei tifosi allo stadio non è stata sempre massiccia. Dal comune attendeva una risposta chiara e veloce nella definizione della convenzione per lo stadio. La trattativa con la Curia per il Seminario di Viale Atlantici, da usare come centro giovanile, ha rivelato qualche intoppo imprevisto.

L’amarezza per le critiche ricevute è esplosa subito dopo la sconfitta col Pisa. “Non condivido – fece notare- le osservazioni di chi parla di fallimento. Tutti quelli che la pensano così venissero a gestire la squadra e provassero ad ottenere risultati migliori. Il mio impegno è stato sempre il massimo. Non sono il Padre Eterno. Il calcio sta diventando un affare nelle mani di fondi esteri. Qui invece c’è un imprenditore che cerca di mantenere da anni livelli di eccellenza. Non ho mai promesso che avremmo vinto il campionato”.

Al gruppo di contestatori che si firmano “Zona d’Ombra”, autori del famigerato striscione, non sono piaciuti alcuni suoi avvertimenti da padre padrone. “Noi non abbiamo mai interferito -scrivono in un comunicato- sulle sue scelte. Ma condanniamo il suo atteggiamento da despota, che non accetta le critiche, ricordandoci da dove siamo venuti, con minacce tipo “Potrei andarmene”, “Ci si potrebbe svegliare male e perdere anche il sogno”. Con orgoglio e dignità siamo pronti a ripartire da qualsiasi categoria”.

Una posizione che trova riscontro nei commenti spontanei di tanti altri. “Non siamo nella dittatura -osserva un cliente del barbiere di Via Napoli-  siamo in democrazia. Si può criticare. Cosa c’è di strano e di male?”. Una grande spinta ad andare avanti, superando le incomprensioni, è venuta dalla combattiva manifestazione della Curva Sud, svoltasi allo stadio il 2 giugno scorso. Dagli striscioni e dai cori circa mille tifosi hanno gridato che il “Benevento, nostra unica fede, vuole vincere”, che “la gente come noi non molla mai”, “Siamo Beneventani” e  “C’è solo un presidente”, che si chiama Oreste Vigorito.

Una dimostrazione di affetto nel solco della solidarietà manifestata dalla pioggia di comunicati di istituzioni e semplici cittadini. Dal Club Oreste Vigorito di Piazza Mazzini intervengono signore emozionate ed una ragazza nata nel 2006 scrive una lettera al presidente, invitandolo a ripensarci. Molti elogiano la sua umanità, la sua sensibilità di dirigente venuto a Benevento per “passione e non per interessi”. Qualcuno lo descrive come “l’ultimo dei romantici presidenti italiani”. “Col Benevento -dichiarò ad Anteprima 24 nel 2017- non ho comprato un’azienda, ma un’emozione”. Ma, intanto, è diventato presidente di Confindustria sannita e il suo impero economico negli ultimi anni è cresciuto.

Il patron del Benevento, infatti, è annoverato tra i più ricchi presidenti del calcio italiano, con un patrimonio che si aggira intorno ai 5 miliardi di euro. Con la sua Ivpc (Italian Vento Power Corporation), nata nel 1993, domina il mercato del vento. Nell’aprile scorso ha inaugurato il primo Parco Eolico del Mediterraneo nel Golfo di Taranto ed altre opere sono in cantiere, tra cui  otto generatori tra Aquilonia e Forenza. Senza contare le importanti presenze nei settori alberghiero e dei villaggi sportivi, editoriale, elettronico ed agricolo.

Con l’avvento di Vigorito, la città di Benevento è approdata nell’olimpo del calcio, confermandosi negli anni come una delle realtà più dinamiche del sud. “Con la Serie A -rilevano tanti cittadini- abbiamo avuto una visibilità straordinaria. Il calcio ci ha illuminato. In altri campi la città è rimasta immobile. Giocare in serie B, accanto a squadre come il Genoa e il Cagliari, vincitrici di scudetti, non è uno scherzetto o un contentino per una piccola realtà meridionale come la nostra. Per questo si spera in un ritrovato afflato".

Nello scorso 17 maggio, il presidente Vigorito ha ottenuto il Premio Nazionale Prisco per “lealtà, correttezza e simpatia sportiva”, nella categoria Dirigenti di società. La manifestazione per il ritiro è avvenuta nel Teatro Marrucino di Chieti. Al patron è stata consegnata una scultura dell'artista Mimmo Paladino, che riproduce un pallone di calcio. Un altro legame sentimentale col territorio, che Vigorito sicuramente saprà cogliere, sotterrando frizioni e polemiche, per regalare altri sogni ai tifosi e al popolo beneventano.






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