La comicità di Marco Passiglia prende di mira i nostri egoismi, i pregiudizi e le manie della società contemporanea, aumentate a dismisura durante il lockdown per il coronavirus. L’attore si muove come un “macaco”, saltella, ondeggia sul palcoscenico all’aperto del Mulino Pacifico, trasformando il suo spettacolo “Stand (up) by me”, in un dialogo costante col folto pubblico, che con la sua “calorosa” presenza ha confermato il successo della rassegna estiva promossa dalla Solot con la consulenza di Giovanni Perfetto.
“Siamo romantici, dopo la paura attraversata, sembriamo dei sopravvissuti. Siamo passati da “Passerotto non andare via” di Claudio Baglioni ai ritmi ruspanti e arrabbiati del rap. La nostalgia ci assale. Ma non passiamo tornare indietro. Perché siamo tutti alla prima senza un copione”. Lo show di Passiglia ripercorre con sarcasmo il confronto tra passato e presente alla ricerca di una certa felicità perduta, lanci strali agli inutili affanni che spesso ci rendono la vita difficile, contro le bugie in amore e i falsi auguri rivolti a persone sgradite.
Il comico romano intervalla i suoi monologhi con le canzoni e la chitarra, spinge il pedale dell’ironia fresca e leggera contro l’inciviltà degli italiani, che invocano per gli altri il rispetto delle regole, tuffandosi ogni tanto in arditi concetti filosofici. “Si sa che la vita è duale, comprende il bene e il male. Il mondo è pieno di gente che non si è ammazzata. Amare vuol dire fare felice l’altro. Il grande Picasso diceva che l’arte è una bugia che spiega la verità”.L'apice della comicità è raggiunto con la spiegazione, esilarante per mimica e dettagli, dei primi sintomi della brutta scoperta di “non essere più giovani”.
Ma il messaggio conclusivo è ottimista. Perché se è vero che “il tempo passa, che ti piaccia o meno, lo puoi fermare solo col pensiero”, altri esseri viventi sono destinati a situazioni più disperate. “Tu che pensi di essere uno sfigato- consiglia Passiglia- vai a vederti un documentario sui salmoni. Nascono in un paradiso terrestre, poi si fanno grandi e migrano verso l’oceano salato, dove devono lottare con altri pesci, fino a che approdano nelle grinfie degli orsi affamati e i loro teneri corpi vanno a colorare di rosso l’azzurro mare”.
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