Corsa per il vertice della Rocca dei Rettori, prime stoccate e confronto tra due diverse visioni dello sviluppo del Sannio. Il candidato presidente dello schieramento centrista mastelliano Nino Lombardi dovrà vedersela con Antonio Calzone, rappresentante del centrosinistra. Nella partita che sarà giocata il 28 luglio prossimo dai consiglieri comunali, il primo è dato per favorito, ma lo sfidante non dà nulla per scontato, parla di problemi e lancia un appello a tutti quelli che vogliono impegnarsi contro il declino della provincia.
“La mia storia politica -spiega Calzone- comincia nel 1972 con la Fgci, non sono un viandante, sono sindaco di Reino ed ho fatto il presidente della Comunità Montana. Sono al servizio della comunità. La gestione della provincia è fallimentare. Basti pensare al calo demografico, allo spopolamento di tanti borghi e ai tanti giovani che vanno via. La città sta morendo, ha l’aria peggiore di Milano, con il Sabato e il Calore, che sono due fogne a cielo aperto. Teniamo la schiena dritta, facciamo sinergia per le nuove generazioni”.
Il confronto si accende subito sul Piano dei Rifiuti, presentato ieri al Museo del Sannio, con la benedizione del vicepresidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, e del sindaco di Benevento, Clemente Mastella. Un accordo di programma da 32 milioni di euro, decantato come un’autentica svolta, che prevede la rifunzionalizzazione dello Stir di Casalduni, un biodigestore anaerobico, una stazione di trasferenza, la riapertura della discarica di Sant’Arcangelo Trimonte, ed in futuro anche la nascita di un “Ecodistretto”, per completare il ciclo dei rifiuti e rendere autonoma ogni provincia.
“Siamo arrivati ad un punto fermo -ha detto Bonavitacola- dopo anni di chiacchiere. Con questa intesa diamo un segnale duplice, terapeutico per la democrazia e culturale. Con la rete impiantistica progettata il Sannio può diventare un modello. Siamo per una regione policentrica, le aree interne non sono più territori di serie B”. Le parole del braccio destro di Vincenzo De Luca sono state accolte con grande entusiasmo da Mastella, Nino Lombardi, da Rossano Insogna, Domenico Mauro, fresco presidente liquidatore della Samte.
“Questa presentazione è stata una passerella elettorale –ribatte Calzone- dobbiamo liberare la provincia dal servilismo in cui è stata ridotta dal Borbone di Napoli e Salerno e dal Vassallo di Benevento. Chiedo ai sindaci di Fragneto Monforte, di Campolattaro, Pontelandolfo, Casalduni come possano accettare questo piano, contro il quale si sono costituiti in giudizio non condividendolo. Tutto è stato deciso a Napoli, tutti si sono accodati alla Regione, senza batter ciglio, ma non conosciamo le carte, perché il piano non c’è”.
Non ci sta neanche il sindaco di Sant’Arcangelo Trimonte, Rocco Rossetti, che ha manifestato pubblicamente il suo dissenso. “Si va sbandierando la necessità di una sinergia istituzionale -ha fatto notare- ma non siamo stati consultati da nessuno. Rappresento una comunità. Ci chiamano solo a posteriori o nelle conferenze dei servizi. Non discuto l’impiantistica, ma contesto la riapertura della discarica nel mio paese, che è nata in un periodo di emergenza ed ora si vorrebbe utilizzarla per l’ordinarietà e per un milione di tonnellate di rifiuti, quando il Sannio ne produce circa ottomila all’anno”.
Il vicepresidente Bonavitacola ha rassicurato sul rischio che la discarica possa accogliere immondizia da fuori provincia. Ma poiché gran parte della raccolta differenzia sarà destinata nell’impianto di Acerra, il sito di Sant’Arcangelo potrebbe anche non servire più. “La prima cosa da fare adesso -aggiunge Rossetti- è metterla in sicurezza e poi chiuderla definitivamente. Siamo stanchi. Come si fa a dire che la discarica è un modello? Il decreto per metterla fu firmato da Mastella nel 2006, quando era ministro della giustizia”.
A Sant’Arcangelo pensavano che quella storia tormentata stesse per finire. Erano dodici anni che il sito era in una gestione ordinaria. “Per la provincia di Benevento -afferma con amarezza Giuseppe Panarese, vicesindaco- siamo la bestia nera, una specie di brutto anatroccolo. L’ho detto anche a Mastella. Ma prima di ricominciare devono mettere la carte a posto”. L’esigenza di ascoltare le comunità e i territori torna prepotentemente in primo piano, dai rifiuti alla Diga di Campolattaro, dalla sanità ai trasporti all'ambiente.
|