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Gli amori di Ugo Tognazzi mattatore e i premiati per i cortometraggi - "Ricreiamo la campagna e l'orto, contro i surgelati e le scatolette"
 

lun 18-07-2022 17:04 n.206, a.e.

Gli amori di Ugo Tognazzi mattatore e i premiati per i cortometraggi

"Ricreiamo la campagna e l'orto, contro i surgelati e le scatolette"


“Vedrete, nessuno si ricorderà di me”. Il presentimento comunicato ai figli si è rivelato del tutto falso. L’intensa carriera di Ugo Tognazzi ha ricevuto il giusto omaggio anche nel Festival del Cinema e della Televisione, ideato e diretto da Antonio Frascadore, che per sei giorni ha illuminato le piazze di Benevento, con una carrellata di big del piccolo e grande schermo, che, raccontando la loro vita, hanno aperto squarci di riflessione sui nuovi modelli di comunicazione e su temi scottanti del mondo contemporaneo.

Il ritratto di Tognazzi è stato fatto dai figli Gianmarco e Maria Sole, che hanno ripercorso, non senza emozionarsi, i molteplici aspetti della “avventurosa e gioiosa” esistenza del padre, tra cinema, teatro, televisione, donne, cucina e tennis. “Ugo -ha evidenziato Gianmarco- abbracciava due componenti: la parte infantile, basata sul gioco, la naturalezza, l’ingenuità, e la parte adulta, tutta mirata a vivere tutto voracemente. Per questo fu coniato per lui l’aggettivo “ugoistico”, che non vuol dire egocentrismo, ma una sorta di altruismo, perché egli era felice nel vedere gli altri contenti”.

Nel suo lungo viaggio cinematografico Tognazzi ha partecipato a più di 150 film, diretti dai più importanti registi del tempo, da Mario Monicelli a Ettore Scola, da Dino Risi a Bernardo Bertolucci. Tra i titoli più noti ricordiamo “Il federale”, “Amici miei”, “Il vizietto”, “L’abbuffata”, “La tragedia di un uomo ridicolo”, “La terrazza”.  L’attore di Cremona era considerato il “nordico” rispetto alla pattuglia romana di Manfredi, Mastroianni, Sordi e Gassman, autentici mostri sacri della commedia italiana.

La sua era una famiglia allargata, composta da tre mogli e quattro figli. Per lui era molto importante il valore dell’amicizia.  A casa sua faceva spesso l’ultima cena coi “dodici apostoli”, invitando le persone più care, da Palo Villaggio a Michel Piccoli. La fantasia e l’estro si sbizzarrivano soprattutto in cucina. “Era un generoso- ha osservato Maria Sole- la nostra casa era inferno, se qualcuno metteva in discussione un piatto preparato da lui. Si abbatteva più per un insuccesso gastronomico che per un film non riuscito”.

La passione culinaria lo portò a scrivere ben cinque libri sull’argomento. Prestava più attenzione alle ricette che al copione di un film. Egli stesso si definiva un “cuoco prestato al cinema”. “Sul piano artistico -ha detto Gianmarco- amava rischiare, anticipando i tempi. Come regista ha diretto tra l’altro “I viaggiatori della sera” e “Il fischio al naso”. Per ricordarlo a 20 anni dalla morte, nel 2010, la figlia Maria Sole ha girato un documentario, che mette insieme con delicatezza momenti di vita familiare, cinematografica e televisiva.

Per far conoscere il suo smisurato amore per il cibo, il figlio ha letto alcuni passi dell’introduzione di un suo libro. “Nella mia casa di Velletri -scrive Tognazzi- c’è uno spettacolare frigorifero di legno, da cui traggo ispirazione per il pranzo. Sono un martire del focolare, ho il vizio del fornello, sono malato di spaghettite. L’aglio che soffrigge è musica per le mie orecchie. Recuperiamo una dimensione che si sta sempre più disfacendo, assediata dalle schiere dei liofilizzati, dei surgelati, degli inscatolati. Una volta c’era una nonna, una mamma, una campagna, un orto. Ricreiamoli. Dipende da noi”.

Nel racconto fatto dai figli è venuto a galla lo spiccato senso di libertà di Tognazzi, come se egli rivendicasse “il diritto alla cazzata”. Memorabili anche i tornei di tennis che organizzava a Torvaianica con i suoi amici artisti. Come premio c’era lo scolapasta d’oro. “Quando nostro fratello -ha concluso Gianmarco- il norvegese Thomas, gli comunicò che era diventato vegetariano, Ugo esclamò: “Questa è la più brutta notizia che potessi darmi nella mia vita”. Comunque sulla questione alimentare aveva visto lontano”.

Con l’evento “100 anni Ugo”, prodotto dall’Università del Sannio, con la regia di Mimmo Verdesca, il festival Bct chiude in bellezza. I vincitori del concorso per i cortometraggi sono Vincenzo Tangredi con “Vento del Sud”,  il sannita Valerio Vestoso con “Le buone maniere”, interpretato dal cast, capeggiato da Giovanni Esposito, Gino Rivieccio e Frank Matano, mentre per la sezione “Io Esisto”, categoria amatoriale, conquista il primo posto la classe IV A del Liceo Ginnasio Pietro Giannone, con “Una serata particolare”, sui pericoli dell’alcol e delle droghe, realizzato nell'ambito del progetto nazionale denominato "Clio".



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