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Direttore Antonio Esposito

Le passioni forti di Pier Paolo Pasolini in scena al Teatro Comunale - Affresco di "una storia sbagliata" con Dalla, De Gregori e De Andrč
 

dom 25-09-2022 16:46 n.227, a.e.

Le passioni forti di Pier Paolo Pasolini in scena al Teatro Comunale

Affresco di "una storia sbagliata" con Dalla, De Gregori e De Andrč


Le sue parole "contro", le lettere alla madre, il dramma della guerra, gli incontri con donne importanti, il suo amore per la musica e il calcio. Un affresco intrigante e multiforme della complessa personalità di Pier Paolo Pasolini è andato in scena al Teatro Comunale di Benevento per inaugurare la Stagione Invernale di “Città Spettacolo”. La performance, intitolata “A Pa’-Pasolini Suite 100”, ha ripercorso con brillante sintesi tutte le tappe dell’itinerario intellettuale ed esistenziale del poeta e regista friulano.

Il primo incontro con la musica avvenne grazie a Pina Kalc, che gli fece ascoltare Mozart e Bach. La riscoperta del dialetto lo avvicinò ai canti popolari. Nella sua vita piombò presto l’orribile realtà della guerra, quando il fratello partigiano Guidalberto fu ucciso da altri partigiani. Per ricordare questa brutta pagina, tristemente attuale a pochi chilometri da noi, l’ensemble esegue “Generale” di Francesco De Gregori. Per tutto lo spettacolo testi pasoliniani e canzoni si alternano armonicamente.

L’arrivo di Pasolini a Roma nel 1950 segnò una svolta decisiva nella sua vita. Nelle borgate romane trovò un’umanità lontana dalla normalità delle metropoli, in quelle zone derelitte conobbe giovani “barbari ma generosi”,  in quelle “baracche fatte di calce e cartone, dove si mastica polvere e miseria”  incontrò una nuova vitalità, trasse ispirazione per i suoi film neorealistici. Il poeta si fermava spesso a giocare a pallone in partite improvvisate coi ragazzi, proprio in quei luoghi dove fu assassinato il 2 novembre del 1975.

Il ricordo struggente di quei momenti viene celebrato con la canzone di Francesco De Gregori, “La leva calcistica della classe ‘68”. Dall’esperienza romana nasce la sua aspra critica al consumismo, che un giorno ucciderà il mondo contadino, e nello stesso tempo la spinta ad immaginare un mondo più pacifico ed umano, come canta Lucio Dalla in “Futura”. Costruisce con parole sferzanti la sua denuncia contro il potere che ci vuole “buoni consumatori” e contro gli autori occulti delle stragi. Ma Pasolini è solo.

Nelle lettere alla madre parla della sua “infinita fame d’amore”. Il narratore Gabriele Zanini ci svela le donne della sua vita, da Laura Betti ad Oriana Fallaci, fino a Maria Callas, con la quale il regista condivise un intenso e tormentato rapporto sentimentale, perché erano “due anime sole, fragili, inquiete”. Il viaggio nel mondo pasoliniano è colorato dalle canzoni di Dalla, Ivano Fossati, Samuele Bersani, Fiorella Mannoia e soprattutto da “A Pa’” di Francesco De Gregori e da “Una storia sbagliata” di Fabrizio De Andrè.

I musicisti hanno suonato con eleganza e scioltezza, da Pietro Verna, voce e chitarra, a Francesco Galizia, fisarmonica e sax soprano, dal maestro Antonio Palazzo, pianoforte e arrangiamenti, al Quartetto d’Archi “Cecile”, composto da Selene Pedicini (primo violino), Rita Iacobelli (secondo violino), Anna Lucia Geusa (viola), Giovanna D’Amato (Violoncello).  Con la musica e le parole belle anche le immagini. Il volto del poeta, in bianco e nero, con la mano sul mento, ci guarda severo. Suggestive le foto con la madre, con Laura Betti, con Oriana Fallaci, con Federico Fellini, con i ragazzi delle borgate.



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