La grande “riflessione” dopo la brutta scoppola è cominciata. Nel Partito Democratico del Sannio fioccano analisi e commenti. Chi se la prende con le scelte nazionali, chi con i candidati, chi con i sindaci e gli amministratori, che non si sarebbero mobilitati con determinazione. “Questa volta -commenta un vecchio militante- il partito ha dovuto fronteggiare due venti, quello del centrodestra e quello del populismo grillino”. Il dibattito sulle colpe e sulle responsabilità si accende sui social e sulle pagine dei giornali.
“La sconfitta è netta ed inequivocabile -afferma la candidata Antonella Pepe- non abbiamo saputo rappresentare la domanda sociale, paghiamo il lungo “governismo”. Nel Sannio abbiamo ottenuto il miglior risultato possibile nelle condizioni date, col 13 per cento, cioè due punti percentuale sotto la media regionale. Ma qui avevamo un competitor in più, come Clemente Mastella, e una situazione di svantaggio oggettiva, non avevamo più il presidente della provincia e i sindaci dei principali comuni, né un partito radicato ed unito, come cinque anni fa. Abbiamo retto combattendo a mani nude”.
La giovane dirigente racconta di aver trovato molti circoli costituiti solo sulla carta, rappresentati da qualche referente, una classe dirigente lasciata sola, una comunità democratica senza guida. Ma le stoccate più dure sono rivolte agli assenti, che hanno preferito starsene seduti sul fiume ad attendere il cadavere del partito, perché non hanno condiviso le candidature decise a Roma dalla direzione nazionale. Nel consistente elenco dei “disimpegnati” spiccano l’ex deputato Umberto Del Basso De Caro, il coordinatore provinciale Italo Palumbo, il segretario cittadino Francesco Zoino, il consigliere comunale e provinciale Raffaele De Longis, il vicesegretario ed ex sindaco Fausto Pepe.
Nella sede di Corso Garibaldi incontriamo alcuni iscritti e simpatizzanti, cercano di capire le cause della sconfitta. Dalle riflessioni appare chiaro che sul piano nazionale il partito non è stato attrattivo per la proposta politica, che la striminzita alleanza non ha consentito di combattere ad armi pari col centrodestra, ma sottolineano la brutta spaccatura di Benevento. Solo pochissimi si son fatti vedere tra i 32 candidati alle ultime comunali in città. “Qui -rilevano con rammarico- è stata scritta una pagina triste. Non ti piace la candidata? Ma che fai, prendi il pallone e te ne vai? In un’organizzazione politica non si fa così”.
“Se avessero candidato -incalza la presidente sannita del Pd- Angelo Moretti, Mino Mortaruolo o De Caro o qualsiasi altro, io avrei fatto la campagna elettorale come l’ho fatta. Chi ha deciso di non farla e di non partecipare, si assuma la responsabilità e risponde alla propria coscienza. Mi dispiace che qualcuno pensi che la mia candidatura sia stata calata dall’alto. Nella rosa dei nomi inviata a Roma c’ero anche io, insieme a Moretti, De Caro, Mortaruolo, Angela Ianaro ed altri. Ma, inaspettatamente, il nostro parlamentare rinuncia alla corsa, ritenendo il contesto non favorevole”.
A questo punto nel partito si avvia una nuova valutazione, si contatta Carlo Iannace per il Senato e per la Camera si punta su Antonella Pepe, come donna e giovane dirigente. La candidatura di Moretti sarebbe spuntata solo nell’assemblea provinciale, senza essere stata discussa negli organismi. “Nessuno sapeva niente- continua la candidata- né io, né il consigliere regionale Mortaruolo, né il segretario cittadino, né il capogruppo al comune. Non c’era stata alcuna consultazione col gruppo di opposizione a Benevento, né con i circoli. Sapendo che il deliberato dell’assemblea doveva passare al vaglio di Roma, vuol dire prendere in giro Moretti, col quale dobbiamo dialogare e collaborare per il futuro”.
Il centrosinistra, rappresentato da Antonella Pepe, arriva terzo nel Sannio e quarto a Benevento città. Il partito di Enrico Letta guadagna il primo posto solo ad Apice, Reino, San Lupo, Montefalcone Valfortore, Sant’Arcangelo Trimonte, Sassinoro e Foiano, che sono guidati da sindaci democratici. Conquista una buona affermazione a Molinara, Arpaise, Castelpoto e regge a Montesarchio, Airola, Telese Terme, San Giorgio del Sannio, grandi centri guidati per anni dal centrosinistra ed ora finiti nell’orbita mastelliana.
Qualche giorno dopo le elezioni, sotto tiro finisce proprio la candidata. Il capogruppo alla provincia Giuseppe Ruggiero, via social, arriva addirittura a chiedere le sue dimissioni da presidente del partito, annunciando che presenterà una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Dalle pagine de “Il Mattino” l’ex deputato De Caro parla di “cronaca di una morte annunciata”, perché non si è fatto il campo largo, e Fausto Pepe pontifica sui “risultati terribili” beneventani e sulle scelte nazionali come “schiaffi in faccia”.
“Chi puntava sul tracollo del partito -contrattacca la presidente del Pd- è rimasto deluso. Sono pronta a rimettere il mio ruolo consegnandolo al segretario provinciale Giovanni Cacciano, ma solo un minuto dopo che arrivano le dimissioni di tutti i dirigenti assenti, che non hanno dato una mano in una sfida elettorale così importante. Non chiediamo teste. Questa è casa nostra. Noi non abbandoniamo la barca come hanno fatto altri. Cambierà anche il rapporto con la regione, perché noi siamo il centrosinistra, non certo Mastella, che ha subito una sonora sconfitta col suo partitino territoriale e familiare”.
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