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Direttore Antonio Esposito

Il Pd del Sannio "punisce" la sua Presidente che rilancia la sfida - Antonella Pepe: "Ho combattuto da sola, tanti sono rimasti a casa"
 

sab 08-10-2022 18:35 n.233, a.e.

Il Pd del Sannio "punisce" la sua Presidente che rilancia la sfida

Antonella Pepe: "Ho combattuto da sola, tanti sono rimasti a casa"


“Potete togliermi la carica, ma non la passione per la politica. Dobbiamo rimetterci in cammino per vincere le sfide del futuro, per cambiare le sorti del nostro territorio. Domani sarò in piazza col movimento studentesco per le donne iraniane. Il Pd è casa mia, qui sono nata e cresciuta e non me ne vado. Non sarò più Presidente, ma continuerò a girare circolo per circolo per ricucire una comunità. Ci ritroveremo sulla strada della politica”. Con queste parole impegnative, Antonella Pepe rilancia la sfida per il rinnovamento, dopo essere stata “spodestata” dalla carica di Presidente del Partito Democratico.

Alla Rocca dei Rettori è andato in scena nei suoi confronti un vero e proprio processo, a tratti simile ad una commedia dell’assurdo. La sua colpa è stata quella di essersi candidata per il Pd, su decisione della direzione nazionale, in contrasto con le indicazioni degli organismi  territoriali, che puntavano su Angelo Moretti nel collegio uninominale per la camera. La scelta definitiva, in realtà, è avvenuta in una rosa di nomi inviata a  Roma, senza posizioni prestabilite, nella quale c’era anche il suo, e si sapeva che l’ultima parola sarebbe spettata ai vertici nazionali, come sempre è stato per tutte le elezioni politiche.

La diatriba ha influito pesantemente sulla campagna elettorale ed ha spinto una parte rilevante del Pd a non impegnarsi ed i risultati ne hanno fortemente risentito. L’assemblea, convocata per analizzare le ragioni della sconfitta,  si è trasformata invece in un tribunale di inquisizione, che ha “punito” la candidata, revocandole l’incarico di Presidente dei democratici sanniti, perché secondo gli accusatori avrebbe “infranto il rapporto fiduciario e di garanzia”, avallando le scelte del partito nazionale.

Nell'aspro confronto sono volate parole grosse, che hanno portato a galla vecchie contrapposizioni e incrostazioni, che sembravano sopite nel congresso del febbraio scorso a Molinara, dove tutto fu deciso all’unanimità, dalla scelta del segretario a quella della presidente. “Paghiamo -ha osservato Diego Ruggiero di Airola- la mancata realizzazione del “campo largo”, ma la malattia del partito si chiama correntismo e personalismi”. “Da noi ci sono stati troppi viandanti -ha rilevato Antonio Calzone, sindaco di Reino- basta con le divisioni interne. Per rimanere uniti servono moderazione, equilibrio e umiltà”.

Il segretario Giovanni Cacciano ha ripercorso i giorni frenetici delle candidature, le delusioni, le difficoltà e i motivi della “disastrosa” sconfitta. Dal coordinatore provinciale Italo Palumbo e da Giuseppe Ruggiero, promotore della mozione di sfiducia, è partita una sferragliata di attacchi al presidente della regione Vincenzo De Luca, che, secondo loro, avrebbe affidato a Clemente Mastella il “governo” del Sannio. Una polemica che, evidentemente, ha inteso prendere di mira anche il consigliere regionale Mino Mortaruolo.

Nella relazione del segretario, ricca di dati elettorali, non è apparso alcun richiamo, nessun rimprovero a tanti dirigenti di spicco che sono rimasti a casa, gran parte di essi presenti ora nell’assemblea inquisitoria contro Antonella Pepe. “Un parte rilevante dei vertici del partito -ha fatto notare Mortaruolo- non ha fatto campagna elettorale. Io ci sono sempre stato. Dal voto è venuto fuori che qui siamo più forti di Mastella, anche nei grandi centri. Ringrazio Antonella. Con questa mozione scriviamo una pagina molto brutta”.

Il risultato dell’assemblea era scontato, dal momento che è composta dalla massiccia presenza dei fedelissimi di Umberto Del Basso De Caro, presente anch’egli alla Rocca dei Rettori, dopo la marcata e plateale assenza a tutti gli incontri elettorali, evidentemente in segno di protesta per come si era svolta la vicenda dei nomi dei candidati. Lo stesso ex deputato ha rinunciato alla corsa per l’uninominale al Senato, ritenendo il collegio non contendibile. Una scelta che ha creato sbandamento e disorientamento.

“Non ho nulla da cui debba difendermi -ha detto Antonella Pepe- io ho offerto semplicemente la mia disponibilità, come hanno fatto Angela, Mena, Mino, Diego. A me interessava fare campagna elettorale per il mio partito, in qualunque contesto e forma. Vengo contestata per questo, mentre non si dice niente a chi invece ha deciso di non candidarsi di fronte ad una battaglia difficile. L’accusa più bella per un dirigente politico è quella di “essere di parte” ed io lo sono da quando avevo 14 anni e mi iscrissi alla Sinistra Giovanile. Ho cercato di fare il miglior risultato possibile. Con un partito che non era più quello del 2018. Abbiamo perso per strada tanti amministratori e sindaci, perché il collante è stato il potere. Non basta vincere congressi e assemblee.  Bisogna costruire un rapporto nuovo con la società, con le persone, coi territori”.

La presentazione della mozione di sfiducia ha destato stupore anche in Stefano Graziano, neoparlamentare del collegio Benevento-Caserta. Alla Pepe è arrivata la solidarietà di tanti militanti e simpatizzanti e dell’europarlamentare Pina Picierno. “Possibile che -ha concluso il deputato- mentre fuori di qui, nel mondo c’è la guerra, abbiamo perso le elezioni, c’è la destra al governo, noi ci occupiamo di sfiduciare la  presidente provinciale, perché ha osato candidarsi col Pd? Sembriamo proprio dei marziani. Vi invito a fermarvi. Sui giornali saremo distrutti. Qualcuno ha visto in Antonella la longa manus di De Luca. Dove vogliamo arrivare? Il partito ha bisogno di dare linfa ad una nuova generazione”.

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