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Viaggio tra gli Invisibili, tra ragazze madri, anziani e disabili - Milena Pregnolato: "La mia vita accanto alle persone sofferenti"
 

ven 02-12-2022 17:49 n.253, a.e.

Viaggio tra gli Invisibili, tra ragazze madri, anziani e disabili

Milena Pregnolato: "La mia vita accanto alle persone sofferenti"


“Una ragazza, poco più che una bambina, una mattina giunse sola ed impaurita nel mio ufficio e guardandosi intorno con aria circospetta mi confessò di essere incinta e di voler abortire. Aveva poco più di sedici anni e legalmente era soggetta all’autorizzazione dei genitori. Quando le comunicai la cosa, scoppiò a piangere disperata”. Questa la situazione angosciante di tante storie di ragazze minorenni, raccontate da Milena Pregnolato nel libro “La mia vita tra gli invisibili”, pubblicato per le Edizioni Iuorio.

Una carrellata intensa di casi drammatici  che colorano il senso di una lunga esperienza accanto ai ragazzi disabili, ai bimbi poveri, agli emarginati, alle donne con gravidanze indesiderate, agli immigrati, agli anziani. Ma nello stesso tempo uno spaccato di umanità e di gioia per i risultati raggiunti con le adozioni realizzate, dopo un faticoso impegno e tante peripezie tra enti ed uffici, tra carte bollate e protocolli burocratici. Superando ostacoli, intralci, difficoltà e incomprensioni della società, delle famiglie e del sistema sanitario.

“Ho trascorso -scrive Pregnolato, assistente sociale- 40 anni di servizio prodigandomi nell’aiuto delle persone, senza mai nascondermi dietro “le competenze”, ma ho provato anche tante cocenti amarezze, ogni qual volta mi sono trovata a constatare carenze e disfunzioni. Sono stata la prima dipendente del nuovo Centro di Riabilitazione (Associazione Italiana Assistenza Spastici) di Benevento.Qui si creò una magica atmosfera. Nel 1978 passai all’Ospedale Rummo, dove per molto tempo mi sono sentita spaesata”.

La figura dell’assistente sociale non era vista nella sua giusta luce. Poi, pian pano, ha assunto un ruolo di grande rilevanza per tante situazioni dirompenti di solitudine e frustrazione. L’autrice passa in rassegna molti episodi dolorosi e a lieto fine. Per i ragazzi disabili, una volta, grazie alla collaborazione di un prete, riuscì ad ottenere la comunione, che fu celebrata con una grande festa al Santuario di Montevergine. Per Luigi, un ragazzo down che aveva un problema fisico ed amava la musica, fu trovata la cura adeguata.

Uno dei fronti più impegnativi fu quello degli aborti. Quelle bambine cresciute troppo in fretta si presentavano spaventate “come uccellini”. Il caso dei figli non desiderati e abbandonati finiva spesso in tribunale. L’assistente sociale parla di una ragazza dell’hinterland napoletano col compagno detenuto,  il cui bambino fu affidato ad un istituto per le sue “fragili” condizioni. Molti genitori, soprattutto contadini, erano indisponibili ad accogliere le figlie incinte ed anche dopo il parto facevano resistenza.

“Ricordo un padre infuriato -rileva Pregnolato-  che mi portò a casa sua e mi fece vedere una cravatta nera, quella che avrebbe indossato per la figlia diventata madre fuori dal matrimonio. Per lui significava che era morta. Un giorno all’ospedale giunse una donna magrebina, la trovammo abbandonata sulle scale, fu portata nel reparto di ginecologia, dove partorì una bambina. Mi preoccupai, chiamai il Giudice per l’adozione. Era il 24 dicembre ed ero ormai rassegnata, quando arrivò una telefonata: due coniugi vennero a prelevare la piccola. Provai una gioia immensa. Fu il Natale più bello della mia vita”.

Il libro si conclude con il racconto della svolta portata al Rummo dal direttore generale Loretta Mussi, che arrivò “improvvisamente e inaspettatamente”, come una figura fuori dal sistema politico imperante. ”Qualcosa -evidenzia l’autrice- doveva essere sfuggito al manovratore, che, inconsapevolmente, aveva inviato a Benevento, una donna capace di risollevare e portare il più importante nosocomio cittadino ai massimi livelli, mai raggiunti prima di allora. Ed oggi sono tre anni che al Rummo manca un’assistente sociale”.

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