La poesia, la musica e un tuffo nei Natali della sua gioventù. “Mia madre si metteva a friggere alle dieci del mattino. Noi ragazzi aspettavamo di assaggiare qualcosa, tra impasti e “pettole”. Quest’anno rivivrò questa tradizione ad Ascoli Satriano, il mio paese nativo, poco lontano da Benevento, dove mio padre mi ha portato tante volte. A scuola ero un “ciuccio”, non volevo studiare. Ho frequentato la Scuola d’Arte Drammatica. Volevo diventare un Gassman, un Carmelo Bene ed invece sono un cinematografaro”.
L’attore Michele Placido recita e si confessa, destreggiandosi tra i ricordi e i versi di alcuni importanti autori, costruendo con maestria il suo “Viaggio d’amore”, davanti all’attento e folto pubblico dell’Auditorium Sant’Agostino, impreziosendo la rassegna promossa dall’Accademia di Santa Sofia in collaborazione con l’Università del Sannio. Veleggiando con accattivante padronanza ed estro tra l’Italia e il Sudamerica. Da Salvatore Di Giacomo a Pablo Neruda, da Trilussa a Guido Gozzano, da Luigi Pirandello a Dante.
Nei primi versi è balenato un filo natalizio. Dal napoletano “Pianefforte ‘e notte” a “Le golose” , che mangiano le paste nelle caffetterie di Torino, da "La notte nell'isola" a "L'uccelletto". Poi il regista pugliese, di recente nelle sale con “L’ombra di Caravaggio”, è approdato sui lidi sconquassati e tormentati del dolore e dell’amore, interpretando con intensa partecipazione e gestualità una scena de “l’Uomo dal fiore in bocca” di Pirandello e la delicata storia di Paolo e Francesca, raccontata nel Canto V dell’inferno dantesco.
Le parole sono state accompagnate dalle musiche e dai ritmi argentini, eseguiti dall’eclettico maestro Davide Cavuti, alla fisarmonica, e da Martin Diaz e Franco Finucci alle chitarre. L’attore, che prossimamente interpreterà il ruolo di Arnoldo Mondadori in una fiction televisiva, ha dato l’impressione di voler creare lo spettacolo davanti al pubblico, alla maniera pirandelliana, prendendo ogni tanto un foglio o sfogliando un libro trovato quasi per caso su un tavolino messo lì sul palco. Tra questi proprio uno su Caravaggio.
“Michele Placido -sottolinea l’addetto stampa Monica Carbini- volto e voce del cinema italiano nel mondo, protagonista di fiction di successo, domina letteralmente scena e platea, spazio e tempo, musica e silenzio, trascinando il suo incantato pubblico in un crescendo di emozioni, tra aneddoti e memorie, tra i luoghi del corpo e dell’anima”. L’attore ritornerà a Benevento il prossimo 4 marzo, al Teatro Comunale, con “La bottega del caffè” di Carlo Goldoni, che fa parte del cartellone invernale di “Città Spettacolo”.
La performance è stata introdotta da una breve prolusione della docente universitaria, nonché assessore alla cultura, Antonella Tartaglia Polcini, che ha invitato tutti a raccogliere la sfida della valorizzazione del patrimonio artistico in chiave universalistica, come una “casa aperta”, fruibile per tutti. Una riflessione importante, soprattutto di fronte al rischio, paventato nei giorni scorsi, che l’Unesco possa ritirare a Benevento il riconoscimento per Santa Sofia, senza il rispetto delle regole e delle prescrizioni stabilite.
I musicisti hanno portato brio e nostalgia con “Oblivion” e “Libertango” di Piazzolla, il brano di Bacalov, colonna sonora de “Il Postino” di Massimo Troisi, con “Oh che sarà” di Chico Buarque de Hollanda e con “Blanca Navidad”. Nel viaggio di Placido si è rivelata di grande impatto la poesia “Ho conosciuto il silenzio” di Edgar Lee Masters, “un silenzio che diventa musica -ha evidenziato l’attore- l’unico linguaggio che a volte riesce ad esprimere certi sentimenti e situazioni”. Dal silenzio delle stelle a quello della sconfitta e dei vecchi, e “dei nostri cari che non ci sono più, che avrà spiegazione quando li avremo raggiunti”.
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