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Direttore Antonio Esposito

La paura dell'alluvione e i progetti fermi per i fiumi del Sannio - La rabbia delle contrade: "Ora i fatti. Non siamo terra di nessuno"
 

ven 20-01-2023 18:00 n.269, a.e.

La paura dell'alluvione e i progetti fermi per i fiumi del Sannio

La rabbia delle contrade: "Ora i fatti. Non siamo terra di nessuno"


La paura per una nuova alluvione è tornata a serpeggiare con le piogge abbondanti, cadute nella notte tra il 17 e il 18 gennaio scorso. Da Contrada Pantano a Santa Clementina, da Ponte Valentino a Ponticelli. Negli stessi luoghi dei terribili eventi dell’ottobre 2015. Dalla periferia al centro di Benevento, strade allagate, rami d’alberi spezzati,  fiumi innalzati e in alcuni tratti esondati. Il fluire impetuoso del Sabato, del Calore e del Tammaro, ha provocato allarme in tanti comuni del Sannio, spesso disarmati.

La richiesta di una programmazione oculata e tempestiva per fronteggiare la situazione  e mettere finalmente in sicurezza il territorio rimbalza con forza nelle riunioni delle istituzioni e negli incontri tra la gente. Quando si mette mano ad un piano concreto di interventi? Perché non si chiamano tecnici ed esperti per progettare il da farsi? Quando potremo avere fiumi puliti? La cosa che fa meraviglia è che disponiamo di risorse naturali importanti e non riusciamo a valorizzarle sul piano paesaggistico e turistico.

Il presidente della provincia, Nino Lombardi, e il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, hanno pensato che sarebbe percorribile la strada della “compensazione”, affidando pulizia e manutenzione alle aziende, che in cambio potrebbero prelevare e rivendere sabbia, brecciame e inerti fluviali. Nel contempo hanno chiesto una Conferenza di Servizi presso la Regione. Si tratta di idee e proposte già ventilate negli anni scorsi, ma poi svanite. Oggi è maturo il tempo per attuare una bonifica strutturale dei fiumi.

Le preoccupazioni dei cittadini derivano dai cattivi esempi della politica e dalle lungaggini della burocrazia. Con la paura si diffonde la rabbia. “Possiamo vivere con la palpitazione al cuore -denuncia Antonio Minicozzi dell’Agrisemi- possiamo lavorare solo per pagare i danni? Dopo sette anni, qui a Ponte Valentino, abbiamo la stessa situazione. Cosa si è fatto per la cura e la manutenzione del territorio? Abbiamo visto solo passerelle politiche”. Il senso di abbandono e frustrazione è comune a tutte le contrade.

Piovono strali contro le inadempienze, le lentezze e spesso anche le indifferenze, su un tema decisivo come quello del riassetto idrogeologico. “Non servono i tavoli tecnici -incalza Luigi Diego Perifano, consigliere d’opposizione- i summit istituzionali, i comunicati stampa, i post su facebook, le solite petizioni al governo e alla regione, se il giorno dopo tutto cade nel dimenticatoio, in attesa di ripetere lo stesso copione alla prossima emergenza. Le chiacchiere sono sempre le stesse ed anche le questioni irrisolte”.

La provincia ribatte che “non è vero che non si è fatto niente” e snocciola una serie di interventi portati a termine e tanti altri soltanto programmati.  Il reticolo idrico sannita comprende il Volturno, il Calore, il Sabato, l’Isclero, il Tammaro, il Fortore e l’Ufita.“Le aste fluviali di nostra competenza -sottolinea Lombardi- sono circa 350 chilometri. Servirebbero 40 milioni di euro per la manutenzione e la messa in sicurezza. Stiamo precedendo col riscontro della criticità degli alvei e con progettazioni mirate”.

Gli interventi effettuati in zona Asi ammontano a circa due milioni di euro e riguardano soprattutto il fiume Tammaro presso lo stabilimento Rummo e la Rete Ferroviaria Italiana. Un altro pacchetto di progetti, per un totale di 18 milioni di euro, dovrebbe partire il prossimo anno. Si tratta di lavori su scala provinciale e in città, relativi  ai fiumi principali e a tutte le zone critiche. Al momento sono pronte solo le progettazioni esecutive. Si partirà con le risorse del bilancio provinciale, poi ci saranno richieste di finanziamenti.

Tra le immagini più impressionanti dei giorni scorsi, spiccano il cavalcavia inondato a due passi dalla Stazione Centrale e i filari delle viti sepolte nel fango della Valle Telesina. “Mi è sembrato di stare -osserva Emilio Iele- in una “terra di nessuno”. Ho visto il torrente Malecagna invadere la strada di Pantano e San Vitale e lambire le case”. Coi temporali  la Diga di Campolattaro è salita di circa due metri. “Sarebbe auspicabile -dice il responsabile Vincenzo Rosiello- realizzare una vasca di laminazione dopo la confluenza tra il Tammaro e il Calore per scongiurare eventuali disastri”. Dopo le proposte, è l’ora dei fatti.



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