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La carovana di Eugenio Bennato tra Napoli, il Gargano e l'Africa - La musica e la Via Appia come strumento di dialogo tra i popoli
 

dom 29-01-2023 17:58 n.274, a.e.

La carovana di Eugenio Bennato tra Napoli, il Gargano e l'Africa

La musica e la Via Appia come strumento di dialogo tra i popoli


Musica come viaggio e strumento di dialogo tra i popoli. Come l’Appia, Via delle genti. Il cammino della cultura, della storia e della bellezza universale dell’arte ha fatto tappa nell’Auditorium Sant’Agostino di Benevento, col concerto di Eugenio Bennato, promosso dall’Accademia di Santa Sofia in collaborazione con l’Università del Sannio e il Conservatorio. Un itinerario suggestivo per parlare di pace e degli “ultimi della terra”, per gridare contro le ingiustizie, per riflettere sulle responsabilità dell’uomo contemporaneo.

Il “menestrello” napoletano, che ha chiamato il suo spettacolo “Qualcuno sulla terra”,  ricorda che non possiamo essere indifferenti davanti ai disastri del mondo e che “ognuno di noi ha una possibilità di riscatto”.  “Per esserci la guerra -canta Bennato- ci dev’essere qualcuno, qualcuno sulla terra che la guerra vuole fare. La Storia non è solo storia di martiri e di eroi, ma un piccolo, grande racconto che assomiglia a noi. Per esserci giustizia ci dev’essere qualcuno che di fronte all’ingiustizia si ribella e dice “basta”.

Il concerto è stato introdotto da alcune canzoni corali, scritte nel 2013 e presentate al San Carlo di Napoli, ancora  molto attuali, perché, partendo dalla Genesi e la Creazione dell’Universo, mettono in discussione il potere incontrastato dell’uomo sugli altri esseri viventi. Alcune prendono spunto dalle rivolte della Primavera Araba, che avevano acceso la speranza che ancora una volta il piccolo Davide potesse sconfiggere il gigante Golia, per dimostrare che non esiste un potere inamovibile.

La carovana di Bennato s’incammina rapidamente sulla fratellanza e sulla solidarietà, sul sud dimenticato e sui sogni dei migranti, sulle musiche mediterranee, da Napoli al Gargano all’Africa, dalla Tarantella alla Taranta. Scorrono, uno dopo l’altro, i suoi brani più famosi, da “Che il Mediterraneo sia” a “Sponda Sud” da “Ritmo di contrabbando” a “Brigante se more”, da “Grande Sud” a “Mon pere et ma mere”, dedicato ad un ragazzo del Camerun, di nome Enric, lasciato dai genitori senza passaporto e documenti.

Il cantante si muove con consolidata maestria e raffinatezza, dialoga col foltissimo pubblico, offrendoci, com’è nel suo stile, uno spaccato importante della musica popolare, contrassegnato da tematiche sociali e forti messaggi di denuncia, impreziosito da "Le voci del Sud", ensemble di sei musicisti salernitani:  Letizia D’Angelo, soprano, Daniela Dentato, mezzosoprano, Laura Cuomo, contralto, Francesco Luongo, tenore, Angelo Plaitano, baritono, Edoardo Cartolano, basso, e Ezio Lambiase, chitarra classica.

Le sue canzoni s’intrecciano armonicamente con l’importanza dell’Appia nella storia, trattata brevemente da Aglaia McClintock, docente dell’Ateneo sannita, prima del concerto. Per la “Regina Viarum” è stata presentata da poco la richiesta all’Unesco, perché sia riconosciuta come  “Patrimonio dell’Umanità”. “Questa strada -ha sottolineato la professoressa- è stata sepolta in molti tratti dall’abusivismo edilizio. Come ha rilevato Paolo Rumiz nel suo libro. C’è un progetto per riscoprirla e valorizzarla, come “museo a cielo aperto”. Ha messo in comunicazione Roma con tanti popoli e civiltà”.

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