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Gli orrori della Shoah nel racconto di Lello Dell'Ariccia - "Nessuno dei miei parenti tornò vivo. Non dimentichiamo"
 

sab 04-02-2023 15:06 n.276, a.e.

Gli orrori della Shoah nel racconto di Lello Dell'Ariccia

"Nessuno dei miei parenti tornò vivo. Non dimentichiamo"


“Questa foto di mia cugina Ada, morta a sette anni nel campo di Auschwitz, rappresenta tutti i bambini scomparsi nelle guerre e nelle tragedie del mondo, ed anche il piccolo siriano Aylan Curdi, trovato senza vita su una spiaggia del Mediterraneo. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare la Shoah, perché senza una memoria, non ci può essere un futuro, che, per voi ragazzi deve essere migliore di quello che abbiamo avuto  noi. Oggi il razzismo esiste ancora ed è presente nelle varie forme di sopraffazione e violenza”.

Con queste parole accorate e toccanti, Lello Dell’Ariccia, esponente della Comunità Ebraica Romana e presidente del “Progetto Memoria”, ha salutato gli alunni dell’Istituto Superiore “Galilei Vetrone” di Benevento, dopo aver raccontato la sua drammatica esperienza di sopravvissuto ai rastrellamenti degli ebrei, avvenuti a Roma nell’ottobre del 1943. All’incontro, svoltosi nell’Auditorium Sant’Agostino, dedicato alla “Giornata della Memoria”, hanno partecipato i ragazzi del triennio del geometra e del liceo scientifico.

“Avevo appena sei anni -ha detto Dell’Ariccia- quando con mia madre e mio fratello dovemmo scappare e andare a vivere in una fattoria, in aperta campagna, grazie all’amicizia di alcuni contadini. Un percorso di due ore e mezza sotto una pioggia battente. La sera prima, i soldati tedeschi, venuti in città con i camion, avevano portato via mia nonna, mio zio e mia cugina. Catturarono oltre mille ebrei, che dalla Stazione Tiburtina furono spediti nei lager su treni blindati come carri bestiame. Solo sedici tornarono vivi”.

Le testimonianze del presidente del “Progetto Memoria” si calano nel contesto storico, spiegano le origini dell’antisemitismo, gli arresti e le persecuzioni degli ebrei, l’uso delle camere a gas, che potevano uccidere fino a mille persone per volta, analizzano  il periodo del fascismo, caratterizzato dalle Leggi Razziali del 1938. “Quando fu pubblicato il Manifesto della Razza  -ha ricordato Dell’Ariccia- molti italiani furono indifferenti. Con l’arrivo dei tedeschi, trovammo accoglienza presso un convento di suore e rivedemmo mio padre dopo nove mesi. Nessuno dei miei parenti e conoscenti è tornato dai campi di concentramento”.

La manifestazione, organizzata per iniziativa delle docenti Maria Grazia Cotugno, Brunella Mauriello, Patrizia Della Camera, Marisa Pisano e Tina Caporaso, in collaborazione con Unisannio, si è svolta in collegamento con diversi istituti della provincia ed è stata arricchita dalle domande degli alunni, che hanno interloquito con sincera emozione. “Con la riflessione sui fatti storici -ha osservato il dirigente scolastico Giovanni Marro- gli studenti possono formare meglio la propria personalità ed il proprio giudizio critico”.

Le parole sono state accompagnate da documenti e foto d’epoca. “Non ho mai ricevuto un’accoglienza come questa -ha concluso Dell’Ariccia- col “Progetto Memoria” andiamo in giro a raccontare quello che è stato. Vorremmo passare il testimone a voi giovani, cittadini del futuro, perché non accada mai più che qualcuno possa appropriarsi della libertà e della vita delle persone. Ho un po’ paura pensando alla guerra in Ucraina e alle condizioni dei migranti. Non sono pessimista come Liliana Segre, che teme l’oblio per la Shoah, che, secondo me, non potrà mai essere cancellata dai libri di storia. Un “soffio di speranza” viene anche dalla scuola elementare di Roma, che porta il nome di mia cugina Ada Tagliacozzo”.




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