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Direttore Antonio Esposito

I versi graffianti di Vittorio Zollo e Wissal contro il razzismo - "Siamo tutti figli dell'acqua e della montagna. Siamo pane"
 

sab 11-02-2023 17:40 n.279, a.e.

I versi graffianti di Vittorio Zollo e Wissal contro il razzismo

"Siamo tutti figli dell'acqua e della montagna. Siamo pane"


Un inno all’incontro tra i popoli, per mescolare le lingue del mondo, per ritrovare l’umanità perduta. Perché le vele distese sul mare, possono viaggiare solo verso liberi orizzonti. Su una sconfinata immensità, dove annega ogni identità, rivendicata e sbandierata fino al razzismo. Su questa linea concettuale si snoda con grande incisività lo spettacolo “La Muta”, interpretato da Vittorio Zollo e Wissal Houbabi,  andato in scena al Mulino Pacifico di Benevento, per la rassegna teatrale organizzata dalla Compagnia Stabile “Solot”.

Sul palcoscenico, attraversato da bianchi lenzuoli, una ragazza cerca di capire cosa significa essere cittadini italiani. Perché dovrei essere uguale a tutti voi? Cos’è quest’ansia di omologazione? Nessun timbro e nessuna catalogazione possono ingabbiare il mio desiderio di conoscere e viaggiare. Alle parole di Wissal risponde il performer di San Leucio del Sannio. “Siamo figli dell’acqua -declama- si nasce dalla pietra e dalla cenere, da un’antica aratura. Siamo più antichi della scrittura. Come il pane. So' figlio 'e muntagna”.

La performance di poesia orale a “due corpi e più lingue” smonta certezze, le artificiose separazioni tra gli essere umani, spesso frutto di atavici pregiudizi. L’attaccamento alle tradizioni, ai riti, ai costumi, non può far dimenticare che l’Italia è tante cose: Egizia, Ottomana, Medievale, Umanistica, Romantica, Scapigliata. Cosa c’entra il colore della pelle? “L’identità evocata -grida l’attore- è l’equilibrio sul ciglio del burrone, che si costruisce per contrapposizione. Ciò che io sono tu non sei e non sarai  mai”.

Il dialogo diventa più incalzante quando denuncia la corsa alla guerra. Siamo ancora al “fronte contro fronte” per vedere chi vincerà. Dalle parole al canto. I due protagonisti danno vita ad una nenia di mille voci, che richiama l’Europa, “che ha rinnegato la culla materna”, ricorda il Mediterraneo, per tanti non più “Mare Nostrum”. Perché la tragedia dei migranti chiama tutti in causa.  “Il teatrino politico di questi giorni -concluderà Nadir, del Movimento Rifugiati Napoli-  sulla pelle degli ultimi della terra, fa schifo. Il razzismo non è uno show, che vuole applausi. Se non ci attiviamo, le cose non cambieranno da sole”.

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