“Dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra. Lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam”. La preghiera di Papa Francesco, che si conclude con questo messaggio, è stata recitata da un centinaio di persone, raccolte intorno ad un albero d’ulivo, presso la Basilica delle Madonne delle Grazie di Benevento. Un’invocazione quanto mai attuale ad un anno dall’inizio dalla Guerra in Ucraina, abbinata alla riflessione sul libro “Conquista la pace”, che raccoglie gli scritti di Bergoglio.
L’iniziativa, promossa dal Centro Studi del Sannio, in collaborazione coi Frati Minori provinciali, si è svolta nella Sala del Centenario, ed ha avuto come illustri relatori Sergio Tanzarella e Matteo Prodi, curatori del volume del pontefice, edito da “Il pozzo di Giacobbe”. “Il problema della pace -ha sottolineato il direttore Paolo Palumbo- non si pone in termini nazionali, ma globali. Il bisogno della pacificazione è avvertito dovunque c’è violenza, nelle periferie da riparare, nelle tensioni sociali. Non possiamo essere neutrali”.
Per molti osservatori, quella in Ucraina è diventata una "guerra di trincea", come la Prima Guerra Mondiale. Non finirà mai se parleranno solo le armi. La speranza di fermarla sta in un grande tavolo diplomatico internazionale, ma anche nella mobilitazione dei popoli. Il Papa ha fatto sentire la sua voce contro gli armamenti. “Forse -ha rilevato Tanzarella- anche per questa sua condanna dei produttori, commercianti ed utilizzatori delle armi è stato aggredito all’interno della stessa chiesa. Le guerre non hanno mai una fine, perché continueranno a seminare odio. Di questo passo avremo un futuro a mano armata”.
La stella polare è il dialogo tra le generazioni. Ma conta molto incoraggiare i tanti che si impegnano senza fare rumore, con coraggio e creatività, e si fanno “artigiani di pace”. Il solco è stato tracciato nell’enciclica “Fratelli tutti”. “Compagna della pace - ha sottolineato Prodi, che, tra l’altro, insegna all’Istituto di Scienze Religiose di Benevento- è la fratellanza universale. Il Papa non ha una visione buonista. Prima della persona c’è il popolo. Perché “nessuno si salva da solo”. Le ferite del mondo sono tante. Tra queste soprattutto le disuguaglianze, l’ambiente e i migranti. Solo se riusciremo a sistemarle, insieme alla creazione di opportunità di lavoro per tutti, potremo avere la pace”.
L’ulivo, accanto alla chiesa, fu piantato nel 2011, in occasione del venticinquesimo anniversario della Giornata Mondiale della Pace del 27 ottobre 1986, quando Papa Giovanni Paolo II convocò tutte le religioni ad Assisi, terra di San Francesco. L’incontro con i due teologi è stato introdotto da frate Antonio Tremigliozzi. “Continuiamo a parlare di pace -ha concluso Prodi- non spaventiamoci, se non avremo gli applausi. Facciamo sentire la nostra voce. Il profeta è sempre scomodo perché smaschera i poteri”.
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