"Ricominciamo la battaglia di tanti anni fa, quando lanciammo l’iniziativa dei “Lenzuoli Bianchi”. La condizione dei malati psichici nel Sannio si è aggravata dopo il lungo periodo della pandemia. La Consulta del Dipartimento non si riunisce da cinque anni. Abbiamo presentato sei diffide per chiederne la convocazione. Al Centro di Salute Mentale di via Grimoaldo Re le cose funzionavano, si svolgevano attività ricreative e sportive. Ora c’è solo un palazzo, un ambulatorio, e i medici addetti da 36 sono ridotti a undici”.
La denuncia, dura e incalzante, arriva da Serena Romano, presidente della “Rete Sociale”, che, insieme a Samuele Ciambriello, garante campano dei diritti dei detenuti, ha presentato un piccolo dossier di tutte le carenze e dei disservizi che colpiscono tante persone affette da disagio psichico. Nei centri di Benevento, Airola, Puglianello, Morcone, Arpaise e San Bartolomeo In Galdo, il personale scarseggia e non può garantire un‘assistenza adeguata. Dall'Asl, intanto, annunciano un concorso per 15 psichiatri.
Il problema sta coinvolgendo sempre di più giovanissimi e fasce deboli. Nel Sannio sono quasi cinquemila i malati mentali, di cui 1500 nella città di Benevento e di questi ben 75O in condizioni gravi. “Da anni manca il direttore del dipartimento -continua Romano- sostituito da un facente funzione. Come si possono programmare gli interventi? Abbiamo chiesto anche la riunione della Consulta Socio Sanitaria dell’Asl, senza avere risposta. La questione è gravissima. Ci sono casi gravi, persone che vanno in giro a minacciare”.
Questi tipo di assistenza è importante anche per il carcere di Benevento, che ospita 363 detenuti. Per i malati psichici ci sono sei posti letto all’ultimo piano. “Qui -sottolinea Ciambriello- da gennaio a giugno scorso si sono verificati 8 tentati suicidi, 23 atti autolesionistici, 22 scioperi della fame. Il Sannio è l’unica provincia a non avere un reparto detentivo ospedaliero. In Campania ci sono sentenze che hanno sancito l’incompatibilità col carcere per 11 detenuti. Non riescono a trovare posto altrove. Sono prigionieri politici”.
Col nuovo atto aziendale si spera che il Dipartimento venga riorganizzato, che arrivino risposte concrete ai bisogni dei pazienti. A cominciare dai Piani Terapeutici Riabilitativi. “Questa soluzione -osserva Romano-consente cure appropriate, con meno soldi e personale, e non spinge i malati nelle case di cura private”. “Bisogna vincere l’indifferenza -conclude Ciambriello- basterebbe attuare l’articolo 32 della nostra Costituzione, che prevede il diritto fondamentale alla salute, soprattutto per i meno abbienti”.
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