Barzellette, gag, racconti frizzanti e “ruspanti” sulla diversità nord sud, che danno vita ad una carrellata di quadretti e caratteri esilaranti, tipici e folcloristici, per sorridere sulle divisioni dell’Italia, sulle eterne contrapposizioni tra Napoli e Milano, ma anche per riflettere sulla felicità, la fugacità e la solidarietà. Su questo binario si snoda lo spettacolo “Napolentoni” di Antonio D’Ausilio, andato in scena al Mulino Pacifico di Benevento per “Tempo di Ridere”, rassegna firmata da Giovanni Perfetto e dalla Solot.
L’attore comico napoletano arriva sul palcoscenico col leggio. “Voi beneventani -esordisce- siete longobardi, i settentrionali della Campania. Solo qui c’è il mulino col ponte romano. Quando vengo a Benevento si respira un’aria tranquilla”. Poi il treno della comicità prende il volo, tra aneddoti stravaganti, contrasti sentimentali scoppiettanti, sulla scia di Silvia, la ragazza napoletana ricca e viziata di “non esiste proprio” , che lo fece conoscere al grande pubblico nel “Pippo Kennedy Show” di Serena Dandini.
Nell’interpretazione dei più svariati tipi umani, D’Ausilio si muove con scioltezza e grande fisicità, dipinge con naturalezza le situazioni più emblematiche della napoletanità, mettendo alla berlina i luoghi comuni, e nello stesso tempo ridicolizza alcune esagerate abitudini milanesi. Come è possibile che un napoletano si fa rubare il portafogli a Milano? Sull’amore confessa di avere simpatia per la ragazza “zampera”,non affatto sdolcinata, e ricorda con sincerità di essere stato lasciato da una fidanzata per "l'analisi logica".
Lo spettacolo è veloce e coinvolgente, il folto pubblico accompagna con scroscianti applausi le battute più colorite. L’attore gioca molto sulla parlata e sui soprannomi napoletani. “Io sono dialettale -sottolinea- ad esempio, “questo amore è una camera a gas, è un palazzo che brucia in città”, che troviamo in una famosa canzone, si sa che è una metafora, mentre a Ponticelli è una possibilità”. Racconta di uno zio che prega San Rocco per avere i numeri a lotto, accende tante candele e rischia di bruciare la casa. Per fortuna, il santo gli appare una notte, avvisandolo in tempo e dandogli il 112 dei pompieri.
Ma D’Ausilio non vuole solo far ridere. Per questo incastona tra una scenetta e l’altra, una poesia di Bukowski (Rotola i dadi), Eduardo De Filippo (Ncopp’ a sta terra) e Ignazio Buttitta (Non mi lassari sulu), dedicate rispettivamente alla felicità, al tempo che passa e alla solidarietà. Una scelta di messaggi quanto mai attuali in tempi segnati dalla corsa alle armi e dalla brama di denaro. “Ti vogghiu diri ca si t’ appoji a mia e io m appoiu a tia- scrive Buttitta- non putemu cadiri. Non è vero mai ca si diversu di mia”.
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