Siamo veramente liberi? Quanto incide il denaro sulle nostre scelte? Troviamo il tempo per amare e sognare? Possiamo essere ottimisti per il futuro? A questi interrogativi "esistenziali" ha cercato di rispondere Umberto Galimberti con la Lectio Magistralis, intitolata “L’illusione della libertà”, tenuta nel Cinema Teatro San Marco di Benevento, davanti a quasi mille studenti delle scuole superiori, per inaugurare il Festival Filosofico del Sannio, promosso dall'associazione culturale “Stregati da Sophia”, presieduta da Carmela D'Aronzo.
Nella sua sferzante analisi, il noto filosofo e saggista ha spiegato come le leggi di natura siano state sostituite dalle leggi di mercato. “Il sistema economico -afferma- ci spinge a consumare. Io ho un frigorifero comprato nel 1980 e funziona benissimo, ma oggi gli oggetti hanno un ciclo breve. Il denaro non è più un mezzo, ma un fine. Le cose che contano sono efficienza, produttività e velocizzazione del tempo. Nel segno della razionalità. Qui al sud parlate ancora, mentre a Milano non si parla più. E' stata messa da parte l’irrazionalità, che caratterizza l’amore, il dolore, il desiderio, la fantasia, il sogno”.
Con questa filosofia di vita, dove va a finire la nostra libertà? Le nostre azioni sono guidate da ordini precisi. Nella fabbrica delle mine antiuomo di Brescia è premiato chi le sa costruire più potenti, per far saltare in aria più persone. Una professoressa è apprezzata se porta a termine i programmi ministeriali, anche se non ha mai guardato in faccia i suoi studenti. “L’io -sottolinea Galimberti- non è più padrone in casa propria. Nella società dell’efficienza, il mio compagno di lavoro è un competitor. Così si perde la solidarietà”.
La gara del maggior rendimento può provocare depressione in chi non ce fa. Se poi aggiungiamo che il concetto di libertà confligge con quello di identità, ci rendiamo conto che difficilmente possiamo essere liberi, dal momento che siamo condizionati dall'ambiente e dalla famiglia."Potremmo superare i conflitti - propone il filosofo- con la fraternità. Ma questa prevede che i confini siano aboliti e che si salvi la terra. La chiave di tutto allora è l'amore, che garantisce l'immortalità e può voler dire "toglimento di morte".
Per arrivare a questo traguardo ideale si dovrebbe passare dalla cultura antropocentrica a quella biocentrica. Una prospettiva che Galimberti ritiene quasi irrealizzabile."L'ottimismo -ammette citando un filosofo- è la qualità delle persone poco informate. Comunque, se uno vuole credere in Dio o nei miracoli, può farlo, io dico che la libertà non c'è, ma se a te fa comodo credere che c'è, goditela. Le illusioni servono per vivere. Dal mio vocabolario ho abolito la parola speranza, ma ognuno è libero di coltivarla".
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