Dalla lotta delle donne iraniane alla condizione femminile in Italia. Lo sguardo di Dacia Maraini ha toccato tutti i punti dolenti, ma anche i fermenti di riscossa. La sua riflessione su “Donne e libertà: una rivoluzione ancora incompiuta”, tenuta nell’ambito del Festival Filosofico del Sannio, è caduta proprio nel giorno dell’8 Marzo, assumendo un valore ancora più pregnante e simbolico. Il tema è stato introdotto dal video di Sanremo dedicato alla repressione e alle proteste in corso in Iran, al grido di “Donna, Vita, Libertà”.
“Il coraggio -ha detto la scrittrice- è la qualità che amo di più. Quando vedo le donne iraniane lottare, sono commossa, stanno facendo una vera rivoluzione. Chiedono la libertà di parola, di pensiero e di movimento, un diritto fondamentale, che assurdamente non viene garantito in Iran, dove anche per studiare e viaggiare devi chiedere il permesso. Senza libertà non c’è democrazia, che ha bisogno di regole. Il disordine fa bene alla mafia. I regimi totalitari non vogliono che le donne studiano e siano creative”.
L’approdo ai diritti è arrivato dopo un lungo cammino. Il movimento per l’emancipazione femminile ha dovuto combattere contro pregiudizi sociali e incrostazioni religiose. Basti pensare alle torture e ai roghi delle Streghe di Benevento, che, per essere ribelli e anticonformiste, venivano paragonate al demonio. “Voi conoscete bene- ha notato Maraini- questa storia. Ci sono voluti secoli per separare lo Stato dalla Chiesa. Ricordo la dura vicenda della matematica Ipazia, che finì straziata”.
La situazione italiana è fortunatamente migliorata rispetto ad alcuni decenni fa, quando vigeva il delitto d’onore e alle donne era precluso l’ingresso in diverse professioni. “Noi siamo un paese all’avanguardia -ha ricordato la scrittrice- anche se ci sono molte cose da cambiare per avere uguali diritti. Dobbiamo recuperare la solidarietà. La violenza degli uomini è frutto del patriarcato. E’ una tragedia culturale. In Italia lavora solo il 45 per cento delle donne e per questo molte non denunciano”.
La lectio magistralis ha preso spunto dal suo ultimo libro, “Sguardo a Oriente”, presentato dalla docente universitaria Aglaia Mc Clintock e dal giornalista Eugenio Murrali. Con la scrittrice, che nel 1999 vinse il Premio Strega col romanzo “Buio”, ha interloquito Carmela D’Aronzo, presidente di “Stregati da Sophia”, che ha consegnato anche una targa all’illustre ospite, insieme ad Angela De Nisco, presidente della Consulta delle Donne. L’incontro nel Cinema San Marco è stato animato dalle domande degli studenti.
Nelle sue parole è affiorato il ricordo di Pier Paolo Pasolini. “Lo avevo visto -ha rilevato Maraini- due giorni prima che fosse ucciso. A quei tempi c’era una grande senso di comunità. Oggi c’è un mondo disperso, individualizzato, molto frantumato. L’aspetto più vile dei social è l’anonimato. Chiunque può insultare senza metterci la faccia. Non puoi lanciare il sasso e nascondere la mano. Le donne devono combattere insieme agli uomini per una società pienamente rispettosa della libertà di tutti e sconfiggere la violenza”.
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