“La musica brasiliana è gioia, spensieratezza, una filosofia di vita, è vedere il bicchiere sempre mezzo pieno. E il simbolo di tutto questo è Antonio Carlos Jobim, a cui è dedicato l’aeroporto di Rio De Janeiro. La svolta che impresse in Brasile, mescolando jazz e samba, rappresentò anche una forma di riscatto per le favelas”. Partendo da questo spaccato umano e popolare, Virginia Sorrentino si è immersa nel mondo di Jobim, dedicandogli un concerto intenso e spumeggiante, cantando, ballando e suonando con brio e dolcezza.
L’abbraccio col Brasile è andato in scena al Museo Arcos di Benevento, per iniziativa di “Sannio Europa”, società della provincia. “Riprendiamo questi incontri -ha detto Debora Capitanio, consulente artistica- dopo una breve pausa. Cerchiamo di dare il nostro contributo a rendere più ricca la vita culturale della città”. La cantante è stata accompagnata da Marco De Tilla al contrabbasso, Massimo Barrella alla chitarra e da Simone Prattico alla batteria, chiamato il “brasiliano”, che vive tra Parigi e New York.
“Ci siamo incontrati per passione -ha sottolineato Sorrentino- per amore viscerale verso il jazz e i ritmi sudamericani. Il mio ultimo disco è stato recensito da Maria Pia De Vito ed ha ricevuto i complimenti da Stefano Bollani”. Tra la musica e le canzoni hanno trovato spazio racconti e aneddoti, spicchi di realtà, le vicende del Brasile dei tempi della dittatura, dal 1964 al 1985, i sogni e le sofferenze di un popolo, che, assimilando la cultura e i suoni africani, ha dato vita ad una musica diffusa in tutta il mondo.
Il concerto del “Virginia Sorrentino Quartet” è cominciato con i brani più allegri di Jobim, da “Samba de aviao” a “Manha de Carneval”, ha toccato momenti di grande emotività con “Bom Dia Rio” di Roberto Menescal e “Love Dance” di Invan Lins, si è colorato d’amore e tenerezza con “D’Improvviso” di Rosalia De Souza, con “Io so che ti amerò” e “La voglia, la pazzia”, cantate anche da Ornella Vanoni, e con “Oh che sarà”, nota nella versione di Fiorella Mannoia. Passando da Jobim, a De Moraes, Chico Buarque e Toquino.
“Sono stata in Brasile -ha ricordato Sorrentino- che è il quinto stato più grande del mondo. La musica è seguita anche dai ragazzini, che riempiono le strade ballando. Ci sono tante scuole di danza. La svolta avvenne col film “Orfeo Negro” del 1959. Durante la dittatura Jobim fu costretto a scappare , ma oggi è un punto di riferimento culturale, anche per aver creato la Bossa nova. Altri hanno continuato la sua strada. Abbiamo brani che sbocciano dal cuore, acquerelli emotivi , che cantano Rio, città col sorriso, mai stanca”.
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