Attualità     Politica     Cultura    Reportage     Opinioni    Chi siamo    Contatti    Credits     

Direttore Antonio Esposito

Spicchi di storia di Benevento nel libro ricordo di Mario Boscia - "La cittą dovrebbe dedicargli una strada, per la sua passione"
 

mer 22-03-2023 17:20 n.296, a.e.

Spicchi di storia di Benevento nel libro ricordo di Mario Boscia

"La cittą dovrebbe dedicargli una strada, per la sua passione"


Come nacque la provincia sannita? Chi era Nicolò Franco? Dove si trova il Tempio di Iside? Perché Benevento dopo i Longobardi passò allo Stato Pontificio? Quando fu costruita la Rocca dei Rettori? Una carrellata di domande e curiosità sulla storia della città, che trovano una risposta puntuale e minuziosa nel libro “Visioni Beneventane” di Mario Boscia, che raccoglie gli articoli scritti per “Gazzetta di Benevento” dal 1989 al 1997, ed edito a cura dell’associazione culturale “Archeoclub”.

La pubblicazione, ideata per ricordare l’autore nel ventennale della sua scomparsa, è una miscellanea di notizie storiche, che ripercorrono i momenti e le svolte più importanti del capoluogo sannita, tra il settecento e l’ottocento, con uno sguardo alle antiche radici romane e sannitiche. Si tratta di tanti tasselli sparsi, che, però, compongono un mosaico  compatto e suggestivo di vicende, spesso dimenticate. Con brevi ritratti, Boscia ci fa conoscere personaggi della chiesa e della nobiltà, papi e governatori.

Una delle ricostruzioni più dettagliate riguarda la costituzione della provincia, avvenuta il 24 febbraio 1861. Dopo il periodo longobardo, Benevento passa allo Stato Pontificio. “Nel momento in cui Garibaldi -scrive Boscia- iniziò la sua  fortunosa ed avventurosa impresa, si costituirono a Benevento e dintorni due comitati di liberazione, guidati rispettivamente da Giuseppe De Marco e Salvatore Rampone, che organizzarono l’insurrezione. La deputazione locale ottenne che Benevento fosse dichiarato capoluogo di provincia. Dopo 8 secoli di dominazione pontificia la città si incamminava verso un nuovo destino”.

Il libro è stato presentato nella Sala Vergineo del Museo del Sannio. L’autore era dipendente dell’Ente Provinciale del Turismo. Quando morì, nel 2003, aveva appena sessant’anni. “La sua ricerca -sottolinea Francesco Morante, presidente dell’Archeoclub- è davvero preziosa. Raccoglieva di tutto, dai libri ai giornali, dagli oggetti alle cartoline. Chi ha scritto su Benevento ha trovato in lui un punto di riferimento. A casa sua aveva allestito un piccolo museo. Possiamo dire che era il nostro google”.

Il patrimonio che ha lasciato deve essere ancora tutto catalogato. Alcuni anni fa si fece un tentativo  per una prima elencazione del materiale, ma poi il lavoro si fermò. “Per spronarlo a scrivere -ricorda Alfredo Pietronigro, direttore di Gazzetta di Benevento- dovetti insistere molto. Mi mandava gli articoli, tramite un corriere, scritti a penna su fogli di calendari. Quante volte mi ha mandato a quel paese. Ma sono contento di aver ricevuto vaffa ed improperi, perché c’è questo libro. La città dovrebbe dedicargli una strada”.

L’autore ci regala, tra l’altro, uno squarcio di luce sul Tempio di Iside. “Sono molti i templi -scrive Boscia- di cui si sono perse le tracce e la memoria. Di uno solo di essi, alla fine dell’ottocento, furono rinvenuti cospicui resti. Si tratta del Tempio dedicato alla grande Iside, sorto nel I sec. d.C. , per volere di Domiziano, era collocato nell’area del Duomo e doveva essere grande e bellissimo, come testimoniano i due obelischi di granito rosso, uno in Piazza Papiniano e l’altro nel Museo del Sannio”.

La passione per la storia aveva spinto Boscia a collaborare con diverse riviste culturali e con molti intellettuali. “Aveva il fiuto della scoperta- conclude padre Domenico Tirone- come un topolino nel formaggio, aveva una pazienza certosina, appuntava le notizie su un foglietto. Per noi è uno storico moderno e contemporaneo. Ancora oggi utilizzo sue notizie per i miei libri. Avevamo avviato insieme una ricerca sull’arte sacra nelle chiese del Sannio. Alcune tavole del Piperno sono scomparse, ma ho le foto”.



Categ Cultura, letto 692 volte
 

 
  Apri WhatsApp   Apri Tweeter