Il concerto di Paolo Fresu e dell’Orchestra Jazz del Conservatorio di Benevento ha sprigionato bellezza ed incantesimo. Armonizzando musica e ricerca, dando vita ad un evento dolce e intenso, nell’Auditorium Sant’Agostino, per la rassegna dell’Accademia di Santa Sofia e di Unisannio. Un modo suggestivo e significativo per ricordare, tra l’altro, il docente Aldo Bassi e per omaggiare il poeta americano Lawrence Ferlinghetti. Tra un profluvio di trombe e sassofoni, di slanci sentimentali, di sogni e progetti per il futuro.
“Viva le scuole -ha sottolineato Fresu- viva il jazz, viva le bande musicali. Se non ci fossero, non ci sarebbero tanti magnifici trombettisti. Ho insegnato per 25 anni a Siena, collaborando con grandi maestri come Rava e Pieranunzi. Per tenere viva la passione di tanti cultori del genere, ho tenuto diversi seminari in Sardegna. C’è anche un’associazione nazionale del jazz, di cui sono presidente. Questa vostra orchestra, che mette insieme studenti e docenti, è ammirevole. Ci vuole aria nuova, spazio ai giovani”.
La musica decolla sontuosamente con “Ce la posso fare”, brano composto da Roberto Spadoni, direttore e arrangiatore della performance. Segue “Ferlinghetti”, scritto da Fresu, come colonna sonora di un film in uscita, dedicato proprio allo scrittore, punto di riferimento della beat generation, scomparso da poco a 102 anni. Poi arriva uno standard raffinato come “Bernie’s Tune” di Bernie Miller, portato al successo da Gerry Mulligan. Subito dopo l’orchestra esegue due belle composizioni del compianto Aldo Bassi.
La tromba di Fresu parte con dolcezza e poi si scioglie in un lungo respiro. I musicisti lo accompagnano con formidabile intesa. “Ogni volta che torno a Benevento – ha osservato Spadoni- per me è una grande gioia. Sono andato via dal Conservatorio ad ottobre scorso ed ora insegno presso la Siena Jazz University. L’incontro con Fresu è per noi un grande arricchimento, sul piano musicale ed umano, come si è visto anche stamattina con la Masterclass, tenuta al conservatorio per 150 studenti”.
Con l'orchestra hanno suonato Ferruccio Corsi (docente), Giuseppe Capriello, Ciro Marone, Gianni Taglialatela e Gabriele Mastropasqua ai sassofoni, Matteo Franza (docente) e Angelo Cioffi alla tromba, Alessandro Tedesco e Antonio Di Somma ai tromboni, Roberto Spadoni alla chitarra, Elisabetta Serio (docente) ed Enrico Asquitti al pianoforte, Franco Fabbrini (docente) e Saverio Russo al basso, Leonardo De Lorenzo (docente) e Marco Leone alla batteria.
"Grazie al Conservatorio di Benevento- rileva Monica Carbini, addetta stampa-, i giovani musicisti hanno potuto vivere un’esperienza davvero unica, misurandosi con un loro idolo e assaporando uno di quei preziosi momenti, in cui i grandi maestri si concedono con generosa disponibilità, regalando non solo la loro arte, ma anche frammenti del loro vissuto, i loro segreti, il loro immenso e variegato bagaglio culturale, i diversi linguaggi della creatività umana, le relazioni tra le persone". La cavalcata nel jazz continua con “Everythings Happens to Me” di Dennis e Adair, “The Rainbow” di Spadoni, tocca un momento ancora più esaltante con “Metamorfosi”, composto da Fresu, che si è ispirato alle musiche di Richard Strauss. La chiusura, tra gli applausi del folto pubblico, è affidata ai bis di “Ce la posso fare” e “Ferlinghetti”. Possiamo dire che la “sperimentazione” tra Fresu e l’orchestra ha dato un ottimo risultato.
“Quando si punta su un’innovazione di qualità -ha affermato Caterina Meglio, presidente del “Nicola Sala”, nella sua breve introduzione- si producono frutti positivi. Col mio team mi occupo di ricerca e di valorizzazione delle competenze, per approdare ai brevetti e al mercato. Mi ispiro a Leonardo, che nella scienza cercava “la luce e il beneficio”, e ad Ezio Bosso, che diceva: “La musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme”.
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