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Direttore Antonio Esposito

L'Orchestra Filarmonica tra dolci sinfonie e il violoncello di Cho - "Navighiamo nel mare della vita finché non ci sommergerà"
 

lun 27-03-2023 19:32 n.299, a.e.

L'Orchestra Filarmonica tra dolci sinfonie e il violoncello di Cho

"Navighiamo nel mare della vita finché non ci sommergerà"


Come “mille violini suonati dal vento”,  come canti, melodie, colori, onde e fiori, tutti convergenti in un solo inno: alla gioia e alla vita.  Per raccontare con la musica storie e sentimenti. Un approdo di bellezza per affrontare il destino. Questo, forse, il senso più profondo del concerto chiamato “Fatum”, andato in scena al Teatro Comunale di Benevento, grazie ai cinquanta musicisti dell’Orchestra Filarmonica, diretta da Vlad  Iftinca, con ospite d’eccezione il violoncellista Brannon Cho.

Poche battute per presentare  il programma e la musica prende subito il volo. Dalle “Danze Slave” di Antonin Dvorak al “Concerto per violoncello” di Robert Schumann, per chiudere in bellezza con la Sinfonia n.4 di Tchaikovsky. L’Orchestra di Benevento, arricchitasi negli anni con talenti di altri territori, dimostra ancora una volta la sua bravura, confermandosi come una realtà di grande qualità nel panorama musicale italiano.

La presenza dei maestri Iftinca e Cho colora di nuovo splendore il suono degli archi e dei fiati. Il direttore spiega velocemente i temi dei brani eseguiti. Molto toccante la vicenda di  Tchaikovsky in preda ad una crisi esistenziale dopo il divorzio. Il suo slancio verso il futuro trapela nella lettera inviata alla mecenate russa Nadezda Von Meck. “Tutta la vita -scrive il compositore- è un’alternanza ininterrotta di dura realtà. Dobbiamo navigare in questo mare, finchè non ci sommergerà. Se non trovi in te stesso motivi di gioia. Guardati intorno. Cammina tra la gente. Guarda come si diverte. In fondo la vita è bella”.

Dopo i brani allegri e "andanti" , arriva  il momento dell'assolo di Brannon Cho, stella internazionale del violoncello, nato negli Usa nel 1994. Il direttore invita più volte ad alzarsi gli orchestrali, omaggiati da scroscianti applausi. Le note finali di Tchaicovsky rispecchiano in pieno il suo messaggio. Dagli strumenti fuoriescono fischi di contadini, canti di usignoli,  uomini e donne saltellanti nei prati. Scene di vita popolare, dense di amore e di sogni.



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