Fare memoria per non ripetere gli errori del passato. Ripercorrendo, ad esempio, la storia di Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz. Il pressante invito arriva da Gherardo Colombo, con la sua “Lectio magistralis” al Festival Filosofico del Sannio. “Siamo sull’orlo di una guerra mondiale -osserva l’ex giudice di Mani Pulite- questo conflitto in Ucraina è pazzesco. Tutto questo lo stiamo accettando come un fatto normale, forse perché quelli che hanno vissuto le sofferenze dell’ultima guerra stanno morendo tutti”.
La riflessione di Colombo parte dal libro “La sola colpa di essere nati”, scritto insieme alla senatrice a vita, che, per le minacce e gli insulti ricevuti, vive da qualche anno sotto scorta. “Ragazzi -scrive Lilliana Segre nel messaggio inviato al festival- manifestate sempre liberamente il vostro pensiero. Contrastate i discorsi d’odio e la cattiva informazione diffusi dai social, con responsabilità e parole di pace. La democrazia si nutre del dialogo e del confronto, de l rispetto e della tutela della dignità della persona”.
Quando nel 1938 la dittatura fascista approvò le leggi razziali, la ragazza Liliana, appena otto anni, fu espulsa dalla scuola, insieme a tutti gli ebrei. Si sentì come una persona invisibile, isolata ed emarginata dalle altre compagne. A Milano non c’erano ghetti, la gente viveva tranquilla, senza pensare alle differenze. Poi, pian piano, vennero a galla i pregiudizi imposti dal regime. “Gli ebrei -spiega Colombo- erano additati come assassini di Cristo. Bisognava costruire un nemico, come si fa per le guerre ed oggi con i migranti”.
Quel triste momento fu contrassegnato dall’indifferenza, parola che la Segre ha voluto fosse incisa lungo il Binario 21 a Milano, da dove partirono i carri bestiame per i campi di concentramento. “Liliana aveva 13 anni -racconta Colombo- quando fu spedita ad Auschwitz. Il padre, arrestato con lei e portato al campo, fu subito ucciso, ma lei non lo sapeva. Con lei ho ripercorso sul binario milanese quei giorni. Pensate che coraggio ha avuto questa donna a rivivere quel dolore. Lo ha fatto per aiutare gli altri a capire”.
L’ex magistrato esorta i ragazzi che affollano il San Marco di Benevento a scegliere sempre da che parte stare, perché l’indifferenza è sinonimo di sottomissione. “Non bisogna dire mai -sottolinea- non mi riguarda, non sono fatti miei, di fronte alle ingiustizie e alle cose sbagliate. I cambiamenti dipendono dagli esempi che diamo. Le persone adulte si mettono in discussione con difficoltà. Voi ragazzi avete una grande possibilità. Con le nostre azioni si possono educare anche i genitori e i professori”.
Il messaggio di Colombo è sintetizzato da Carmela D’Aronzo, presidente dell’associazione “Stregati da Sophia”, promotrice del festival. “Con le sue parole -osserva -ci invita a costruire una società orizzontale, libera, che consenta a tutti le stesse opportunità, e non una società verticale”. Perno centrale del ragionamento dell’ex giudice, del resto, è la Costituzione Italiana. “Se fosse veramente applicata -conclude-avremmo una società più giusta. Il suo senso è racchiuso nell’articolo 3, per il quale “tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali”. Quindi le discriminazioni vanno buttate via”.
|