"Se succedesse una cosa a Benevento e non ci fosse più campo, voi che fate? Vi sentite smarriti, perché dipendete da questo cavolo di cellulare. Non riuscite neanche a stare per un’ora ad ascoltarmi”. La strigliata di Paolo Crepet scuote i ragazzi delle scuole superiori che affollano il Cinema Teatro San Marco per il Festival Filosofico. Con la sua “Lezione di sogni”, il noto psichiatra fustiga aspramente il nostro stile di vita, soggiogato ai social, all’intelligenza artificiale, alle chat, ai tweet, ai messaggini coi cuoricini.
Il suo ragionamento serrato vuole essere un inno alla bellezza dell’incontro, dello stare insieme, della passeggiata, dell’amicizia, perché i sentimenti non possono essere racchiusi in quattro parole ed una faccetta che sorride. La tecnologia digitale sta uccidendo il pensiero e la creatività, dal momento che tante cose le troviamo belle e pronte in un motore di ricerca. “Tornate ad essere liberi -sottolinea Crepet- a comunicare guardandovi negli occhi, tornate a pensare, a sognare, fate funzionare il cervello”.
Il saggista ricorda che già dieci anni fa lanciò i primi allarmi sui rischi del web, scrivendo il libro “Baciami senza rete”. “Il titolo originario -racconta- era “Spegni facebook e baciami”, poi fu cambiato per motivi editoriali. In un bar di Roma ho trovato questa frase: “Wifi libero, ma se vi parlate è pure meglio”. Ma se per voi va bene così, tra pochi anni sarete morti. Voi non siete liberi. Non è vero che ci vogliono i soldi per vivere bene. Perché non sono i soldi che fanno le idee, ma le idee che fanno i soldi”.
La sua lezione è stata introdotta dalla docente Patrizia Pepe e da Carmela D’Aronzo, presidente di “Stregati da Sophia”, associazione promotrice del festival. La sua critica feroce ha preso di mira il conformismo, l’omologazione, il ruolo degli influencer, che “si alzano al mattino e ti dicono come devi vestire”. Nello stesso tempo ha esaltato l’unicità, l’originalità, l’essere se stessi. “I capolavori -ha detto- nascono dalla difficoltà, dalla voglia di emergere. Come è stato per David Bowie, che suonava per sé, non per la gente”.
La società consumistica e tecnologica ha ridotto gli spazi per le relazioni umane. Ma quello che sta succedendo intorno a noi ci deve interessare. Come sarà la vita tra cinque anni? Non ci parleremo più e non ci incontreremo più? Perché nessuno è interessato a cosa siamo, ma a cosa possediamo? “Lasciate le camerette- ha esortato Crepet- scappate, uscite, perché la vita è fuori. Fatevi una passeggiata in montagna con un amico, lasciate il cellulare a casa. E’ bellissimo. Perché vivere continuamente interrotti?”.
Le sue riflessioni hanno suscitato molte domande nei ragazzi. Dalla psicologia alla musica, al confronto tra generazioni. “Per me i social non sono socievoli- ha concluso Crepet- ma asocial e l’intelligenza artificiale non è intelligente, perché è prevedibile. Mi piace, ad esempio, il cantante Mr. Rain , che compone solo quando piove. Temo, invece, che i Maneskin fra due anni non se li ricorderà nessuno. La normalità non esiste. Ognuno di noi è unico. Ma perché dobbiamo essere tutti pazzeschi e dei superman?”.
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