Il canto e le parole si abbracciano con dolcezza e scioltezza. L’amore trionfa contro ogni tranello. Ed anche una ragazza “chiusa dentro quattro mura come in una sepoltura” riesce a coronare il suo sogno. Perché c’è Figaro, che conosce tutti i trucchi per fare incontrare gli innamorati. L’opera buffa “Il barbiere di Siviglia” di Giacchino Rossini è andata in scena al Teatro Comunale di Benevento, per iniziativa dell’Orchestra Filarmonica, con la regia di Sergio Vitale e con la direzione del maestro Marco Alibrando.
Una rappresentazione magnifica e sfavillante, che segna il ritorno della lirica in città, accolta dal pubblico con grande entusiasmo nelle tre repliche, che si sono rese necessarie per rispondere a tutte le richieste. Sulla scena balza subito il popolare “barbiere di qualità”, interpretato con agile freschezza da Alfonso Michele Ciulla, che si presenta con la chitarra in mano e canta : “Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono, uno alla volta per carità”. Ribadendo che “senza Figaro non s’accasa a Siviglia una ragazza”.
Il quadretto lirico è delizioso, come un affresco. Sotto la finestra della bella Rosina, controllata a vista d’occhio dal suo tutore don Bartolo, che è anche suo pretendente, appare il Conte d’Almaviva, suo sincero innamorato, costretto a travestirsi da soldato e da ubriaco per avvicinarla senza destar sospetto. Nei panni della giovane donna c’è la cantante Angela Schisano, che con frizzanti gorgheggi manifesta il proprio sentimento, ricordando che “una voce poco fa qui nel cor mi risonò”.
Nell’aria si respira la ricerca della felicità. Per fermare il corso dell’amore, si ricorre alla famosa “calunnia che come un venticello, si insinua piano piano fino a diventare un colpo di cannone”, una delle arie più note dell’opera rossiniana. Ma non c’è niente da fare. Il barbiere Figaro prepara il piano per il lieto fine. Prima porta una scala sotto la finestra di Rosina per far salire il suo amante, e poi convoca il notaio che sposa i due innamorati. Mentre il coro intona: “Ma cos’è questo amore, che fa tutti delirar”.
Lo spettacolo, che è diviso in due atti e dura tre ore, si dipana in movimenti teatrali veloci e intriganti. Brilla la fantasmagoria dei colori, delle scene e dei costumi, curati da Luca De Lorenzo, che fa anche la parte di Fiorello. Gagliardi e intensi Eder Sandoval Guevara e Gabriel Wernick nel ruolo rispettivamente del Conte d’Almaviva e Don Bartolo, teneri ed estroversi Carlo Feola ed Enrica Musto nelle vesti di Don Basilio e di Berta. In perfetta sinergia tutti gli orchestrali e la clavicembalista Carla D’Onofrio.
L’allestimento è il frutto dell’Opera Studio tenuta dal soprano Rosa Feola e dal baritono Sergio Vitale. Notevole l’apporto del coro “I Cortesi”, guidato dal maestro Luciano Branno, che ha animato in diversi momenti la scena. Il pubblico ha molto apprezzato l’ingresso dei gendarmi al centro della platea, come la briosa ouverture dell’opera, una delle poche che rispetto a tante altre si conclude felicemente. Così che alla fine Figaro soddisfatto può cantar: “Guarda il mio talento che bel colpo ha saputo far”.
|