Il sogno di Roberto Costanzo, giunto a 94 anni, è quello di una regione armonica ed equilibrata tra fascia costiera a aree interne, tra Napoli e Benevento, perché si cammina meglio valorizzando le proprie risorse e scrivendo insieme un progetto comune per il futuro. Questo l’orizzonte che il politico sannita prospetta nel libro “L‘Altra Campania”, pubblicato per le Edizioni Realtà Sannita e presentato davanti ad un folto pubblico nel Teatro Comunale. Una raccolta serrata di ricordi, articoli, riflessioni e proposte concrete.
Il ragionamento dell’ex europarlamentare democristiano si muove lungo tre parole: decongestionare, decentrare, riequilibrare. “Ci troviamo -scrive Costanzo- in una regione squilibrata come infrastrutture, strutture produttive, servizi sanitari, scolastici e civili: due Campanie, una di serie A ed un’altra di seri B. Il Napolicentrismo sembra essere conteso dal Salernocentrismo. Le aree interne non sono la ”Mezzanotte del Mezzogiorno”, ma possono essere la “Nuova Alba dell’Appennino”.
Il dibattito sul riequilibrio dei territori campani risale al dopoguerra. Lo sviluppo della fascia costiera è stato segnato anche dall’industrializzazione, mentre per le zone interne è stata l’agricoltura a giocare un ruolo importante. Col tempo sono aumentati i divari economici ed anche i problemi. “Le due storie e le due geografie -continua Costanzo- se ben integrate, possono fare una grande regione. Perché nessuna provincia può bastare da sola. Spero che in tempi non lontani si possa arrivare alla Campania comunità”.
La provincia di Benevento e la dorsale appenninica non sono povere. Le loro ricchezze si chiamano “acqua sole e vento”, ma sono state sfruttate da soggetti esterni. Le carte da giocare sono i beni naturali, l’ambiente e il paesaggio. Sulla costa c’è inquinamento, c’è sovraffollamento. Combinando le diverse esigenze si può costruire una regione più competitiva anche in Europa. Ma gli assi nella manica del Sannio sono le risorse idriche e le energie rinnovabili, da gestire e governare con oculatezza e lungimiranza.
“L’autore -sottolinea Antonella Tartaglia Polcini, assessore alla cultura- è critico e costruttivo, prospetta problemi e possibili soluzioni, lascia dischiuso l’orizzonte. Il Sannio può ritrovare un suo riscatto anche nella riscoperta della Via Appia, per la quale attendiamo il riconoscimento Unesco”. “Bisogna evitare -aggiunge il giovane Michele Mogavero- lo spreco delle risorse del Pnrr. Il mancato sviluppo delle aree interne dimostra che non bastano i soldi”. “Gli esempi -osserva don Mario Iadanza- che egli riporta ci dicono che le diversità sono una ricchezza. La Regione funziona meglio se opera come un’orchestra”.
La necessità di un riequilibrio è strettamente collegata all’auspicio di una “rivoluzione culturale”. Il navigato politico ha spesso dialogato coi giovani, che “vanno via perché non si sentono coinvolti nel sistema civile e produttivo”. Non risparmia critiche sulla gestione delle acque. “Da oltre cinquant’anni -afferma- mi sforzo, con scarsi risultati, di richiamare l’attenzione sul rischio idrogeologico. I nostri acquedotti disperdono il 50 per cento dell’acqua. Il Sannio non dispone ancora di un soggetto gestore competente ed efficiente”. Per l’eolico e per il fotovoltaico ci vorrebbe una specifica legge regionale.
La storia politica di Costanzo affonda le radici nel popolarismo di Luigi Sturzo, nella dottrina sociale della chiesa e nel solidarismo cooperativistico. I suoi successi elettorali si avvalsero del supporto dei contadini della Coldiretti. Accanto alle delusioni trapela nel libro, qui e là, qualche timida autocritica. La Democrazia Cristiana, del resto, è stata al potere per tanti anni, a Roma, a Napoli e a Benevento. “Siamo tutti -conclude Costanzo, mentre invita ad aiutare i bambini africani a costruirsi un pozzo- più o meno responsabili di quel mancato equilibrio territoriale, ma possiamo fare un'altra Campania, con pari diritti e dignità”.
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