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L'occhio del Premio Strega sulla guerra e le fragilità umane - Mazzucco: "La letteratura ci fa attraversare le nostre notti"
 

mer 07-06-2023 22:49 n.328, a.e.

L'occhio del Premio Strega sulla guerra e le fragilità umane

Mazzucco: "La letteratura ci fa attraversare le nostre notti"


La presentazione del Premio Strega, edizione LXXVII, è scivolata via senza grandi sussulti. La minaccia della pioggia è stata  sventata dalla formula magica delle streghe “Unguento, unguento, portami al noce di Benevento, sopra l’acqua e sopra il vento e sopra ogni altro maltempo”, letta da Mario Desiati, vincitore nel 2022. Questa volta il sindaco Mastella non ha rinnovato la richiesta di svolgere la finale a Benevento. Si è limitato solo a proporre un incontro con gli scrittori nelle scuole della città, uno al mese per un anno.

Sul palcoscenico del Teatro Romano si sono dipanate le storie dei dodici romanzi in gara, introdotte da Stefano Coletta di Raiuno, che ha dialogato con garbo con tutti per tirare fuori spunti d’attualità. Quasi tutti i libri sembrano il frutto di un trauma, cha da personale si fa universale. “Siamo tutti profondamente feriti da qualcosa -ha osservato Melania Mazzucco, presidente del Premio Strega- la letteratura ci fa attraversare le nostre notti”.

Gli scrittori spaziano dall’autobiografia alle storie fantastiche, dai drammi contemporanei alle saghe familiari. Uno dei momenti più emozionanti si è vissuto con “Come d’aria”, di Ada D’Adamo, la scrittrice scomparsa a 55 anni nell’aprile scorso per una grave malattia, e che ha già vinto il Premio Strega Giovani. Tra le tematiche più dolenti spicca quella della guerra. Come emerge, tra gli altri, nel romanzo “Mi limitavo ad amare te” di Rosella Postorino, dedicato ai bambini “interrotti” dei terribili giorni di Serajevo del 1992.

Nella cinquina dei finalisti, dopo Postorino e D’Adamo, arrivano anche Maria Grazia Calandrone con “Dove non mi hai portata”,  Andrea Canobbio con “La traversata notturna” e Romana Petri con “Rubare la notte”. I voti della scelta sono affluiti in diretta sul grande tabellone collocato sul palco. L’appuntamento per la proclamazione del vincitore è per il prossimo 6 luglio al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma. Dal quadro emerso si può dire che la partita è ancora aperta, perché i concorrenti non sono tanto distanti.

“La cosa che balza agli occhi -evidenzia Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci- è la massiccia presenza delle donne. La novità più grande è il libro “Come d’aria”, pubblicato da Elliot, una piccolissima casa editrice romana, che sfida quelle più forti e famose, come la Feltrinelli ( Postorino), Mondadori (Petri) ed Einaudi (Calandrone). Stavolta Mastella non ha chiesto la finale a Benevento. Ma io credo che il Premio Strega ha trovato in Villa Giulia la sua cornice perfetta, che sarà difficile lasciare”.

Tra le vicende narrate molto interessanti sono apparse quelle di Silvia Ballestra con “La Sibilla. Vita di Joyce Lussu”,  poetessa e partigiana, quella di Gian Marco Griffi con “Ferrovie del Messico”,  ambientata nella Repubblica Sociale del 1944,  quella di  Andrea Tarabbia con “Il continente bianco”, sul “potere nella versione più estrema come il fascismo”, quella di Igiaba Scego con “Cassandra a Mogadiscio”,  sulle dittature. “La pioggia -ha detto la scrittrice al direttore Giordano che le portava l’ombrello- mi piace tantissimo. Questa è una cosa molto coloniale”.

Tra quelli che si sono fermati a Benevento, oltre a Scego, Ballestra, Tarabbia e Griffi, troviamo anche  Maddalena Vaglio Tanet con “Tornare dal bosco”, Carmen Verde con “Una minima infelicità”, e Vincenzo Latronico con “Le perfezioni”. Cosa pensa di premi e stili il vincitore dell’anno scorso con “Spatriati”? “Mi piacciono le storie inventate -fa notare Desiati-  la letteratura è questo. Un premio ti dà lustro, ma non vince il libro migliore, che non esiste, ma vince quello che in quel momento piace di più”.







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