Nella musica un sapore di grano e di campi, di allegria e compagnia, di masserie popolate da mietitori e trebbiatrici. Una carovana di canti e ritmi antichi arriva al Teatro Comunale di Benevento. Suona l’orchestra di organetti, “La scatola del Vento”, diretta dal maestro e compositore Alessandro Parente. Lo spettacolo "As-saggio Cromatico” è dedicato a Vincenzo Boniello, detto “U poet”. Collaborano “Il Respiro dell’Anima”, “Accordeon Brecht”, “Briganti se more”, la CCP del Testaccio e la Coreno Trilogy.
Il concerto comincia con la canzone di Francesco Guccini, “Il vecchio e il bambino”, “che si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera”. Il racconto di una vita e della bellezza del dialogo tra le generazioni. Sulla scia della memoria e con uno sguardo al futuro. Chi era Vincenzo Boniello? “Era mio cugino -ricorda Carmine Nardone, presidente di Futuridea- aveva la passione per la bicicletta e la fisarmonica, con la quale animava le feste di Contrada San Chirico. Padre di nove figli, trebbiatore, morì a 58 anni. Amava il territorio. Basti pensare ad alcune sue poesie: “Il vento del Sannio”, “La Fortorina” e “Danza Sannita”. Dobbiamo rivitalizzare la musica popolare ed il Musa è il luogo più indicato”.
L’atmosfera subito si riscalda con i primi brani folk. Il maestro Parente spiega il progetto avviato nel 1994. “Il mio paese è Coreno Ausonio -fa sapere- in provincia di Frosinone. Prima di cominciare voglio esporre la bandiera della pace, che mi ha dato Franco Nardone. La prima guerra è avvenuta 4 mila anni fa e da allora ci siamo talmente evoluti che continuiamo a combatterci in tante parti del mondo. Anche Vincenzo Boniello sognava un mondo diverso, come scrive in “Danza Sannita”.
La band di nove suonatori prende il volo. Sono più donne che maschi. Quasi tutti i pezzi sono stati composti o arrangiati da Parente, che dirige con mano sicura, con lo stile di Ambrogio Sparagna. La sua figura somiglia a quella di Moni Ovadia. Il maestro sottolinea di essere amico di Guccini e di Daniele Sepe, che ammira perché riesce ad assemblare tutti i generi musicali. Arrivano la Tarantella di Montemarano e la Ballarella di Terra di Lavoro. Sul palco sale Laerte Scotti col suo tocco vibrante e trascinante.
La voce calda e grintosa di Maura Amata canta una filastrocca popolare che si chiama “Rinzo Rinzo”, accompagnata dalla danza energetica di Giusi Petronio. Gli organettisti si rimboccano le maniche con maggiore spigliatezza e vigore quando eseguono “Il Sultano di Babilonia”. Il concerto si colora di nuovi suoni con le fisarmoniche, quando entrano in scena i gruppi sanniti e romani. “Cerchiamo di armonizzare -osserva Parente- tradizione e innovazione”. Per l’omaggio a Boniello è venuta tanta gente dalle contrade. L’orchestra coglie la palla al balzo dello scudetto del Napoli e conclude con “Ho visto Maradona”.
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