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Quel filo rosso nel cinema di Bellocchio, Paladino e Ferrara - Spunti e squarci inediti su papi, Dante e il giovane Padre Pio
 

sab 24-06-2023 16:47 n.335, Antonio Esposito

Quel filo rosso nel cinema di Bellocchio, Paladino e Ferrara

Spunti e squarci inediti su papi, Dante e il giovane Padre Pio


Un fondo di religiosità attraversa il Festival del Cinema e della Televisione. Il segno della chiesa accomuna le storie tormentate dei film più importanti della rassegna. Da “Rapito” di Marco Bellocchio a “Padre Pio” di Abel Ferrara, passando anche per “La Divina Cometa” di Mimmo Paladino. Possiamo cogliere il diverso sguardo del “potere temporale” nelle varie epoche.  “Papa Francesco -ha subito evidenziato il regista Bellocchio- è il contrario di Pio IX, non vuole convertire nessuno. Vorrei che vedesse il mio film”.

La fantasia di Paladino crea un ardito collegamento tra due mondi apparentemente lontani. Trova quel filo intimo tra la Divina Commedia di Dante e la natività partenopea. L’aldilà si colora di arte e poesia e il viaggio può continuare all’infinito. “Quando il Sommo Poeta- spiega Paladino- immagina i gironi, con i personaggi da collocarvi e le pene da assegnare, fa un po’ come il costruttore di un presepe, che sistema i pastori ai loro posti”. Il pensiero vola al “Natale in Casa Cupiello” di Eduardo De Filippo.

Il volto della chiesa emerge nella sua stridente contraddizione nel film di Ferrara. La vicenda è ambientata a San Giovanni Rotondo nel 1920. I padroni opprimono e sfruttano il popolo, che di vive di stenti e sudore. Dopo la prima guerra mondiale, i socialisti cominciano ad organizzarsi. Riescono finanche a vincere le elezioni comunali, ma il potere costituito non vuole accettare la sconfitta e spara sulla gente, uccidendo 14 persone. Nella cella del convento il giovane Padre Pio è lacerato da una profonda crisi spirituale.

Quando muore un operaio il frate di Pietrelcina, porta la sua benedizione. Dietro la sua faccia si staglia un quadro di Carlo Marx appeso alle pareti della povera casa. E’ una delle immagini più forti e suggestive. L’eccidio di San Giovanni Rotondo avviene il 14 ottobre 1920 e rappresenta uno dei primi segnali dell’avvento dell’era fascista. Forse le stimmate di Padre Pio, che allora cominciano ad apparire, sono il frutto della sofferenza del frate, non solo per Cristo, ma anche per la vita degli ultimi.

La vicenda storica, comunque, prende il sopravvento sulla figura di Padre Pio. Ma la critica alla chiesa emerge netta  nella scena in cui il parroco del paese prende i soldi dai nobili e  benedice con l’acqua santa i fucili dei carabinieri che spareranno sulla folla. Il regista ha una passione per Padre Pio, interpretato dall’attore francese Shia LaBeouf. “Mio nonno -ha ricordato Ferrara- è nato a Sarno, nello stesso anno (1887) del frate pietrelcinese, che sembra combattere per noi contro il Diavolo, come Gesù”.

Il messaggio internazionale del cinema è passato anche per la forza di Anna Magnani, raccontata da Micaela Ramazzotti con dolcezza e ironia. Una donna che ha rappresentato tante donne, innamorate, disperate, ribelli. Il Festival, diretto da Antonio Frascadore, è riuscito a tramettere spunti interessanti sul valore universale del linguaggio cinematografico. “L’artista non è uno storico -ha rilevato Bellocchio- il film “Rapito” l’ho fatto per una mia necessità, non per fare polemiche con la chiesa. Il nostro è un mestiere di grandi mediazioni, ma se non vuoi perderti, devi difendere la tua dignità”.



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