In quella piazza c’erano i tasselli di una lunga storia. Questo già si sapeva. Bastava leggere le carte, i libri, i piani urbanistici. Come si poteva immaginare di potervi insediare una stazione di arrivo e partenza per bus turistici? Quel progetto è stato per fortuna sventato grazie alla protesta di associazioni, partiti e cittadini. Ora, però, rimane ancora in piedi l’ipotesi di costruire nell’area degli scavi un Info Point di 36 metri quadri. Perché si vuole insistere con questa struttura su quei preziosi reperti?
Lo spessore archeologico di Piazza Cardinal Pacca era noto fin dai tempi antichi. I lavori del comune hanno subito confermato la presenza di importanti preesistenze. I primi movimenti delle ruspe hanno portato alla luce in rapida successione, coperture a volta di ambienti termali, mosaici e lastricati di età romana, strutture medioevali, blocchi di tufo di epoca sannitica, quattro tombe, probabili tracce del Tempio di Iside e della Via Appia. Un patrimonio immenso che potrebbe diventare Parco Archeologico.
Quell’area fu colpita duramente dai bombardamenti del 1943 e molte testimonianze finirono sotto le macerie della guerra. Dai documenti emerge che lì c’erano tante chiese, da quella di San Pietro, che era anche convento, a quelle di Santo Spirito, San Giacomo, Santa Maria di Costantinopoli, Santo Stefano a Foro, che per tradizione veniva edificata sugli Isei. Per la sua ricchezza ed importanza, questa zona fu sottoposta al vincolo archeologico con un provvedimento del 2020, su richiesta della Sovrintendenza.
Per tutte queste ragioni, il progetto del comune appare ancora più incomprensibile. “Prima di procedere-scrive l’associazione “Benevento Nascosta”- ci voleva uno scavo d’ispezione. Con queste decisioni senza visione strategica e senza alcuna logica, non si incentiva il turismo. Abbiamo davanti un’occasione da non sprecare”. Qualcuno, come Mario Pedicini, ex provveditore, ha parlato di “asinità sinfonica” di alcuni assessori, per i quali sarebbe utile un’infarinatura storica della città per evitare “strampalate figuracce”.
Per chiedere chiarezza sul valore e sul futuro dei reperti, diverse associazioni e movimenti sono scesi in piazza. Il ruolo della Sovrintendenza è apparso ondeggiante e contraddittorio. Perché nel settembre del 2021 diede “parere favorevole di massima” ai lavori “a condizione che l’intera area venga preventivamente indagata sul piano archeologico”. Poi ha cambiato idea ed ha rinunciato alla scavo preventivo. Insomma un vero “pasticciaccio”, che va avanti da circa due mesi e che attende una soluzione.
L’opposizione ha chiesto un consiglio comunale sulla vicenda, per giungere ad una Conferenza di Servizi con tutti gli enti responsabili. “Con le nostre iniziative -osserva Luigi Diego Perifano di Alternativa- abbiamo impedito che in questa piazza si consumasse uno scempio. La campagna di scavi deve andare avanti. L’obiettivo comune è quello del Parco Archeologico. Lottiamo insieme senza steccati politici”. Ma la Sovrintendenza, il 20 giugno scorso, ha bloccato gli scavi e poi ha dato il via libera all’Info Point. “Speriamo -commenta Floriana Fioretti del Pd- che anche questo sparisca. Sarebbe l’unico lieto fine”.
La mobilitazione contro il progetto dell’amministrazione Mastella è stata corroborata anche da una petizione online, che ha superato le 2500 firme. Il suo promotore, Aldo Sessa, non si aspettava questa adesione massiccia. “La società civile -rileva- ha risposto bene. A che serve un altro punto informativo, quando già ne abbiamo uno in Viale dei Rettori? Condividiamo la richiesta di finanziamento di due milioni di euro per continuare gli scavi. Aspettiamo l’intervento del Ministro della Cultura”.
Un combattivo contributo di conoscenza e denuncia è venuto da Altra Benevento. “La Sovrintendenza -fa notare il responsabile Gabriele Corona- non può autorizzare l’Info Point, anche se leggero e rimpicciolito, perché questa struttura impedisce che si possa fare uno scavo, necessario soprattutto dove si pensa possa esserci il Tempio di Iside. Al comune sapevano dell’importanza del luogo, ma non hanno fatto lo scavo di censimento. Anzi hanno chiamato ditte senza requisiti. Il vicesindaco De Pierro e altri consiglieri comunali ci hanno definito “novelli archeologi improvvisati”. Quando la Sovrintendenza ha ammesso il valore dei ritrovamenti, hanno cercato di rimediare”.
Nel dibattito, però, è mancata la voce di tanti illustri intellettuali, che spesso si fanno sentire quando si tratta di valorizzare i beni culturali, partecipando a convegni e scrivendo libri. “Non ha parlato -conclude Corona- l’assessore alla cultura, Antonella Tartaglia Polcini, né quelli del Rotary e dei Lions, né quelli dell’Archeoclub e né Marcello Rotili, direttore del Museo del Sannio, né Mario Iadanza dei Musei Diocesani e neanche Giuseppe Sauchella, direttore di Sannio Europa, che gestisce la Sezione Egizia e dovrebbe avere interesse che dagli scavi arrivino altri apporti per individuare il famoso Tempio di Iside”.
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