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Il folle orgoglio de "I duellanti" fa riflettere sulla guerra - Storia di uno scontro misterioso al Teatro Mulino Pacifico
 

sab 08-07-2023 16:19 n.345, a.e.

Il folle orgoglio de "I duellanti" fa riflettere sulla guerra

Storia di uno scontro misterioso al Teatro Mulino Pacifico


Due ufficiali napoleonici, due caratteri diversi, Armand D’Hubert, pacato e ragionevole, Gabriel Florian Feraud, guascone e tracotante, alle prese con un’infinita sfida mortale, non interrotta neanche dalla disfatta della Campagna di Russia, che avviò la fine di Napoleone. Per un ostinato senso dell’orgoglio. La vicenda de “I Duellanti” è stata portata in scena al Mulino Pacifico di Benevento dai giovani attori Carlo Di Maro e Antonio Turco, con la regia di Mario Gelardi.

Lo spunto dello scontro nasce quando D’Ubert si presenta da Feraud, che sta in compagnia di una nobildonna, per invitarlo a presentarsi da un superiore, perché avrebbe ucciso un borghese. La richiesta viene respinta con una sfida a duello. Partono le prime schermaglie, piovono stoccate da tutte le parti, affiorano le prime ferite. Grazie all’intervento di alcuni soldati il duello viene sospeso. Ma il rancore cova sotto la cenere. Il rissoso e intransigente Feraud aspetta la prima occasione per ricominciare.

I due attori con la divisa bianca da schermidori si muovono sulla scena con guizzi felini, con scioltezza gestuale e prontezza recitativa, interpretando anche il ruolo dei personaggi femminili. Le alterne sorti dei due duellanti sono contrassegnate da una fulgida carriera militare, da promozioni e riconoscimenti, che accrescono astio ed invidia. Combattono in Russia, vedono soldati che arrancano nel gelo come fantasmi, “una marcia macabra di cadaveri”, ma il desiderio di sfidarsi non muore mai.

I lampi di tregua e tenerezza sono sotterrati dalla “follia sanguinaria”. La questione d’onore continua a tenere banco. “Vedete quel bosco -dice Feraud- vi aspetto lì allo spuntare del sole. Questa volta portate le pistole, non le sciabole”. Tra le scene più suggestive e drammatiche, quella in cui i duellanti strisciano per terra, nascosti dietro i muri e gli alberi, alla ricerca del momento giusto per sparare. La corsa ad uccidere sembra ineluttabile. Sta per prevalere D’Ubert, che risparmia Feraud, ma non diventeranno mai amici.

Il dramma teatrale, tratto da un racconto di Joseph Conrad, scritto da Francesco Niccolini, è una produzione Solot in collaborazione col Nuovo Teatro Sanità, ha avuto anche una versione cinematografica con Ridley Scott. “La storia -concludono i due attori- è iniziata nel mistero e nel mistero resterà”. Lo spettacolo, che rientra nella rassegna estiva “Oltre il giardino”, è stato seguito con interesse e curiosità da un folto pubblico. La tematica trattata fa riflettere su come a volte le guerre possono scaturire da futili motivi.

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