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Le canzoni di De Andrč rivivono con l'Ofb e Leonardo De Stasio - Musica e parole senza tempo illuminano il Teatro Romano
 

sab 15-07-2023 17:01 n.348, a.e.

Le canzoni di De Andrč rivivono con l'Ofb e Leonardo De Stasio

Musica e parole senza tempo illuminano il Teatro Romano


L’atmosfera s’illumina subito con le parole registrate di Fabrizio De André, che parla di come cambiano i valori nel tempo e della necessità di capire quelli dei giovani, che spiega di non avere “verità assolute e certezze in tasca”. “Già va bene -dice il cantautore- se riesco a regalarvi qualche emozione”. Su questa scia il concerto sinfonico dedicato a De André dall’Orchestra Filarmonica di Benevento  e da Leonardo De Stasio prende rapidamente il volo in un Teatro Romano quasi  gremito.

Il cantante non fa i nomi delle canzoni, perché vuole che il pubblico riconoscendole possa cantarle con lui. E così succede spesso. A cominciare dai ritmi danzanti di “Volta la carta”, e poi con “Carlo Martello”, “La canzone di Marinella”, “Bocca di Rosa” e “Via del Campo”. L’orchestra, diretta da Letizia Vennarini, sfoggia con padronanza le proprie doti musicali. Gli arrangiamenti sono di Alessandro Verrillo. Per De Stasio è la prima volta che si cimenta con De Andrè, insieme a tanti musicisti e alla voce solista di Chiara Spedicato.

Le canzoni memorabili del cantautore genovese sembrano ritrovare una nuova freschezza e gradevolezza. Il concerto si snoda tra andamenti  veloci e teneri, briosi e riflessivi. Dall’allegria di “Bocca di Rosa” alla tristezza di Marinella, che scivola nel fiume, dalla dolcezza di “Amore che vieni, amore che vai” alla nostalgia di “Hotel Supramonte”, in cui  “il tempo è un signore distratto, un bambino che dorme”, “perché domani sarà un giorno lungo e senza parole, un giorno incerto di nuvole e sole”.

Sulle gradinate la gente si dondola e batte le mani. Ritorna la voce registrata di De André anarchico e pacifista. “Le canzoni non servono ad evitare le guerre -fa notare- ma contribuiscono a creare una coscienza collettiva”. A questo punto De Stasio canta “La Guerra di Piero”. La musica viene esaltata dal violino di Corrado Ciervo, che farà sentire il suo prezioso apporto anche con "Il pescatore". La critica pungente alla società  arriva con “Andrea” e  “Se ti tagliassero a pezzetti”,  sugli amori omosessuali e la strage di Bologna.

Le emozioni si rincorrono senza sosta. Con “Geordie”, “Il bombarolo”, “Rimini”, che parla di Teresa che “ha gli occhi secchi e guarda verso il mare”. Va in onda un altro audio:  De André preferisce essere considerato cantautore  e non poeta. Per il cantante beneventano è la volta di “Don Raffaè”. “Questa la cantiamo tutti insieme -afferma rivolgendosi al pubblico- e questa volta canta anche l’orchestra”. Il brano che racconta di un carcere in cui sanno fare anche il caffè, con la ricetta di Cicerenella, e che sarà  bissato in chiusura insieme a "Volta la carta" tra l'euforia della gente.



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