Le città di Benevento e Napoli nella lunga notte del 1943. La storia del movimento di liberazione nazionale passa anche per la Campania ed il Mezzogiorno. Lo scompiglio provocato dall’armistizio dell’8 settembre, col passaggio dell’Italia dall’alleanza coi tedeschi a quella con gli Anglo Americani, creò l’illusione che la guerra si avviasse alla fine. Non fu così. Per il capoluogo sannita cominciò il calvario dei bombardamenti che provocarono oltre duemila morti. Mentre nelle città del nord si organizzava la Resistenza.
Per ricordare e riflettere su quei drammatici giorni, l’Anpi di Benevento ha organizzato un incontro con gli studenti delle scuole superiori presso l’Università del Sannio. Il passato dovrebbe illuminare il presente. Ma non sempre è così. “La storia è maestra -ha osservato Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale dell’Anpi, citando Gramsci- ma non ha scolari. Se pensiamo alla guerra che infuria in Ucraina. Assistiamo oggi a diversi tentativi di revisionismo e riscrittura, che dobbiamo fortemente contrastare”.
La riflessione non poteva non collegarsi con l’attualità. Nella svolta governativa può annidarsi il rischio di un ritorno al regime? L’Antifascismo è ancora un valore importante? “La nostra bussola -osserva Pagliarulo- rimane la Costituzione. Tanti suoi articoli non sono stati ancora attuati, dall’uguaglianza al ripudio della guerra. I partiti che hanno dato vita alla Resistenza non esistono più. Si parla del fascismo solo per le leggi razziali, ma fu anche squadrismo, oppressione, omicidi. Non credo ad una nuova dittatura, ma è possibile una deriva autoritaria, securitaria. La stessa comunicazione sembra unidirezionale”.
Il dibattito, moderato da Amerigo Ciervo, presidente dell’Anpi provinciale, è stato vivacizzato dagli interventi del rettore Gerardo Canfora e dell’assessore alla cultura, Antonella Tartaglia Polcini. La discussione ha preso spunto anche dal libro di Pagliarulo “Antifascisti adesso”. La memoria deve partire dal rispetto dei fatti. La liberazione dal nazifascismo fu un atto collettivo. “Nella Resistenza -ha sottolineato Gianni Cerchia, docente universitario- fu importante il ruolo delle donne e del Mezzogiorno. La città più bombardata fu Napoli, che insorge già il 9 settembre. Fu il preludio alle Quattro Giornate”.
Le prime bombe su Benevento caddero il 20 agosto. Da quel giorno le incursioni aeree non si fermarono più, continuarono per un mese a “diverse ondate”. AI primi allarmi la popolazione rimase in casa, perché pensava che le squadriglie americane fossero amiche. I colpi più duri si registrarono l’11 e il 12 settembre. “I soldati tedeschi -scrive l’arcivescovo Accrocca- disarmano soldati e ufficiali italiani, occupano uffici pubblici e prefettura. Le bombe lanciate dai quadrimotori distruggono ogni cosa dal Ponte Calore alla Cattedrale. Questo ci fa capire meglio di tanti discorsi la forza distruttiva della guerra”.
Per gli storici la Liberazione fu contemporaneamente Resistenza Patriottica, Lotta di Classe e Guerra Civile. “Le prime rivolte di Napoli -ha evidenziato Cerchia- avvennero nelle caserme, poi coinvolsero la popolazione civile e per il nove per cento anche gli scugnizzi. Non ci fu una cabina di regia. Teniamo conto che dopo l’8 settembre lo Stato non esiste più. Da quel momento ogni scelta fu personale. La Storia ci dice che nei momenti difficili tocca ad ognuno di noi assumerci le nostre responsabilità”.
Nel libro di Pagliarulo si rilancia la necessità di una “Rivoluzione Costituzionale”. “La destra - ha concluso Pagliarulo- porta avanti invece una rivoluzione conservatrice. Noi vogliamo far vivere i valori dell’Antifascismo e della Costituzione. Immaginiamo un mondo diverso, fatto di persone, fondato su un nuovo umanesimo. Anche per realizzare il sogno dei ragazzi del ’43, che si mobilitarono a Napoli. Sarà un sogno? Ce la possiamo fare se cavalchiamo bene le nostre utopie”.
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