"E senza Acqua la terra more". Questo il titolo e il cuore dell'ultimo lavoro discografico del gruppo folk Ars Nova Napoli, che, venerdì scorso ha affascinato il folto pubblico del Teatro Comunale di Benevento, per il secondo appuntamento della nuova stagione artistica dell'Accademia di Santa Sofia, organizzata insieme all'Università del Sannio e al Conservatorio "Nicola Sala". Un viaggio dal sapore antico e contemporaneo, tra brani tradizionali, sonorità e melodie mediterranee, canti d'amore e di speranza.
Il gruppo suona per far ballare la gente, ma anche per far riflettere e pensare. I due livelli sono presenti quasi in ogni canzone. Forse anche nelle più spensierate tarantelle. Il violino e la fisarmonica sono senza dubbio i primi attori tra tutti gli strumenti utilizzati. Nella dolce " Canzone della Vela" gioca un ruolo importante la cornamusa. L'omaggio all'innamorata è struggente. "Addò ce passi tu cresceno e' viole, tu si' acqua pe sta chianta, fanmme vere a luce int'a bufera, tu si' a stella ca me guida". Il concerto è un crescendo di emozioni, diverte e coinvolge il pubblico, che si lascia trasportare dai ritmi briosi, fino a ballare. Soprattutto quando vengono eseguite pizziche e tammurriate. Da "Trapanarella" alla "Tarantella di Sannicandro", da "Japri ssu barcuni" a O' rre rre" si rivivono danze contadine, riti di pescatori, cantilene e filastrocche dei nostri nonni. L'apice del virtuosismo si manifesta con spigliatezza ne "La Virrinedda", dove la ricerca si impreziosisce di contaminazioni balcaniche alla Goran Bregovich.
"Nonostante una pioggia infinita -scrive l'addetta stampa Monica Carbini- che sferza Benevento, il pubblico di affezionati e i fan più sfegatati, si presentano puntuali, assiepando convulsamente l’ingresso del teatro, pur di assistere al concerto". Il gruppo napoletano, formato da Carlo Guarino (chitarra e voce), Marcello Squillante (fisarmonica e voce), Michelangelo Nusco (violino), Vincenzo Racioppi (charango e mandolino), Bruno Belardi (contrabasso), Antonino Anastasia (percussioni), sta sulla scena da dieci anni facendosi apprezzare per la passione e il talento, la giocosità e l'ironia.
Sugli ultimi brani c’è chi si alza e comincia a ballare. Due ragazze “tarantolate” raggiungono il palco dove propongono una irrefrenabile pizzica, seguite da alcune irreprensibili hostess che si lasciano andare e improvvisano una danza liberatoria. Conclusione effervescente con tutto il pubblico in piedi ad applaudire e a chiedere bis. Prima del concerto la dissertazione, dedicata a "La macchina del tempo", a cura di Giovanni Filatrella, professore associato di fisica sperimentale presso Unisannio.
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